di Roberta Battiston
Le Courbusier. Charles Edouard Jeanneret, che assumerà lo pseudonimo di Le Courbusier nel 1920, nasce a Chaux de Fonds, città della Svizzera nota per la produzione di orologi, nel 1887.
La sua formazione incomincia nel campo dell' incisione delle casse di orologi per proseguire nel settore architettonico.
L' interazione tra industria e arti visive rimarrà una costante nella sua attività. Sempre sarà affascinato dalla nuova era meccanicista rimanendo in particolare legato all' areopolano, all' automobile e ai piroscafi di cui parlerà nel suo libro “Vers une architecture ”1923" come esempi da imitare nella costruzione degli edifici concepiti come "macchine da abitare". Egli propenderà sempre per la standardizzazzione dei pezzi di edifici da parte dell' industria.
La sua formazione, nel campo dell' architettura, venne assicurata dagli innumerevoli viaggi che egli fece in Europa. Durante questi viaggi scopre i temi dell' antichità per mezzo della rivalutazione dell' architettura attraverso le forme “pure”. La grafia dei suoi schizzi, ad esempio, nella rappresentazione di villa Adriana a Tivoli, è lontana da quella dei suoi contemporanei.
La sua rappresentazione per mezzo di forme pure stravolge la reale visione dell' oggetto stesso.
Nel fare ciò egli reinterpreta quello che vede. Le colonne non sono più tali ma sono dei semplici cilindri. Egli riesce a dare un' altra visione dell' antichità.
Dal passato egli riprende anche il concetto di sezione aurea.
Talvolta appare contraddittorio poichè da una parte è critico nei confronti degli architetti del '900, impeganti ancora nel disegno dei capitelli e che non hanno acquisito la concezione dei volumi primari in quanto ciò non veniva insegnato all' Ecole de Beaux – Arts, dall' altra egli si rifà, rielaborandole, alle forme del passato.
Egli opera in un contesto temporale dove diffusi erano ancora i principi dell' art noveau ma si rivela piuttosto scettico nei loro confronti ed ha la capacità di distaccarsi da questa moda ed elaborare una sua concezione d' architettura grazie anche agli insegnamenti del suo maestro, l' ingegnere Auguste Perret, che lo induce all' utilizzo del cemento armato. Per sempre ammirerà il ruolo dell' ingegnere, poichè egli è guidato dal calcolo e grazie a questo crea forme chiare ed impressionanti mentre, a suo parere, l' estetica dell' architetto era in rapida decadenza.
Colin Rowe, rifacendosi ad una citazione di Isaiah Berlin – la volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una importante - , aiuta a distinguere due approcci metodologici: il riccio è preoccupato del primato di avere una sola idea mentre la volpe è attenta ad avere una molteplicità di stimoli.
Via, via che ci si avvicina all' architettura moderna prevale un' idea unilaterale.
Il problema che Rowe si pone è quello sul dove collocare Le Courbusier. Si può riassumere la sua filosofia nella combinazione casa complicata - città semplice (anche se sembrerebbe più plausibile il contrario!) questa rappresenta, sostanzialmente, la sua più grande contraddizione tra urbanistica ed architettura, pertanto, Rowe ipotizza che egli fu una volpe travestita da riccio.
Le Courbusier, aspramente criticato e poco considerato dai suoi contemporanei per lo più formati presso le Beaux - Arts, fu non solo architetto e urbanista ma anche teorico delle due discipline e di lui ci rimane una grande letteratura.
In architettura teorizzò i 10 punti dell' architettura moderna (pilotìs, pianta libera, facciata libera, finestra a nastro, tetto piano a giardino...?) nonchè un' unità di misura riferita alle dimensioni dell' uomo: il modulor. I suoi precedenti furono "soltanto" Vitruvio ed in seguito Leonardo da Vinci.
Il modulor non fu l' unica sua invenzione, ideò, nel 1914 un sistema strutturale denominato Maison Dominò (nome formato da "domus" e "innovazione") costituito da tre solette in latero cemento sorrette da pilotìs, collegate da una scala in assenza assoluta di pareti che consente di articolare la pianta e i prospetti dell' edificio in maniera indipendente dalla struttura.
In urbanistica respinge l' approccio della "medicina" attraverso il quale gli urbanisti europei intendevano "curare" le "città malate" e propone una "chirurgia totale" delle stesse.
Egli fu uno dei principali esponenti dell' architettura e dell' urbanistica moderna nonchè pittore purista.
Il risultato dell' architettura e dell' urbanistica di Le Courbusier, eterno indeciso sull' essere riccio o volpe, fu il prodotto di un collage. Gli oggetti che egli inserisce nascondono una loro antica origine ma nel contesto in cui li colloca essi assumono nuovo vigore e impatto.
Tra i suoi progetti più importanti in architettura si ricordano la Ville Savoye, l' Unitè d' habitation, e la cappella a Ronchamp.
In urbanistica i suoi progetti principali sono la Ville Contemporaine per 3.000.000 di abitanti da cui discenderanno il Plan Voisin e la Ville Radieuse che sono rielaborazioni della Ville Contemporaine del 1922. Dopo la svolta degli anni '50 in cui realizza la Cappella di Notre – Dame – du – Haut, muore nel 1965.
bibliografia:
- Collage city (Colin Rowe&Fred Koetter);
- Maniera di pensare l'urbanistica (Le Courbusier);
- Le Courbusier (Jean Louis Coehn);
- Delirious New York (Rem Koolhaas);
- Vers une architecture (Le Courbusier);