Pages

domenica 21 agosto 2011

Il Piano dei Servizi

Lo spazio pubblico (o aperto) è caratterizzato dalla presenza di chiunque ne abbia interesse mentre lo spazio privato (o chiuso) è caratterizzato dalla riservatezza. Si possono inoltre distinguere gli spazi pubblici (es: piazza) da quelli aperti al pubblico (es: un luogo di culto il cui accesso può essere garantito ai soli fedeli ). Lo spazio pubblico ospita le funzioni collettive o strategiche (ovvero i “servizi”) che generano spazi ed architetture significative (identitarie ed orientanti) e che divengono luogo d' incontro. Pertanto lo spazio pubblico genera ed è generato dalle funzioni. Spazi pubblici storici sono: Agorà, Acropoli, Foro, Piazza e Campo. Uno spazio privato storico è il Campiello. Le Courbusier, nella sue Unitè d'habitation, raduna i servizi all' interno di un unico edificio attuandone una sorta di privatizzazione degli stessi che vengono destinati ai solo inquilini. I confini concettuali tra spazio e servizio pubblico sono molto labili: talvolta uno spazio pubblico può corrispondere ad un servizio (es: parco) e talvolta può discostarsi da esso (es: piazza). I servizi si affacciano sullo spazio pubblico. Lo “spazio pubblico” è caratterizzato dalla socializzazione. Il “servizio pubblico” è un luogo pubblico, o privato, aperto a tutti, senza scopo di lucro ed è atto al soddisfacimento del bisogno dell'individuo di cui si avvale per ricavarne un'utilità ed in esso non si autoidentifica. Da un punto di vista più pragmatico il “servizio pubblico” è: un'attrezzatura atta al soddisfacimento, in maniera indifferenziata, dei bisogni degli individui relativamente a: assistenza e sanità, cultura, culto e vita associativa, sport e tempo libero, aree verdi, etc. Il concetto di “servizio” è intimamente connesso con quello di “welfare urbano” (ovvero “benessere urbano”) al quale devono mirare le politiche di Piano. Esso si ottiene solo riservando alcune aree (anche private) a pubblico servizio al fine di garantire un'equa accessibilità da parte di cittadini e city – users. La sfrenata attività edilizia degli anni '60 portò il legislatore a dover garantire una dotazione minima di servizi necessari al raggiungimento di un adeguato livello di vita (“welfare urbano”). Il dimensionamento di tali servizi, ancora oggi, avviene per mezzo dello “standard urbanistico”(definito per la prima volta dal D.M. 1444/1968) che è un parametro espresso in mq minimi di servizio/ab da garantire obbligatoriamente e commisurati alla tipologia dell' insediamento e del servizio. L' introduzione del D.M. Non portò ai benefici auspicati poiché lo standard venne concepito in termini quantitativi piuttosto che qualitativi. Problema ancora oggi presente. Nel 1972 le Regioni recepirono nella propria legislazione gli standard. Oggi il dibattito ruota attorno alla connotazione quantitativa/qualitativa, alla dubbiosa omogeneità su tutto il territorio di detti parametri e alla loro rigidità. Una nuova applicazione è il QSA (Qualità dello Spazio abitativo). Essa è in grado di stabilire la qualità di uno spazio urbano attraverso un indice (ovvero insieme di indicatori). Ad ogni abitazione, servizio, percorso, etc, vengono attribuiti degli indicatori di qualità (db) georiferiti rispetto ad una base cartografica. La somma di detti indici definisce il QSA per quella parte di città. All' inserimento di nuovi indici nel SIT il valore di QSA varia (negativamente o positivamente). La P.A., pertanto, stabilisce delle aree su cui insediare le attrezzature (aree pubbliche o private), dimensionate in base agli standard, che quindi vengono soggette a vincolo espropriativo all' interno degli strumenti urbanistici. La parte di Piano che si occupa di ciò è detta PSU. Lo sviluppo della tematica ha portato le Regioni italiane a dotarsi di un PSU più o meno autonomo dallo strumento generale. Esso è uno strumento urbanistico redatto dalla P.A. (Comune) Che definisce le aree pubbliche e private da destinarsi ad attività pubbliche considerando i servizi esistenti e quelli di progetto, definendo un disegno della città con rapporti tra spazi pubblici e privati. Esso ha il compito di:
creare un sistema dei servizi equamente accessibile; migliorare la fruizione degli spazi pubblici; elevare la qualità dell' ambiente urbano (“welfare urbano”); coordinarsi con il sistema della mobilità. I servizi sono una tematica importante e lo si percepisce anche dalla mole di disposti normativi che li disciplinano. Quanto seguirà non è una comparazione propriamente detta (poiché questa risulterebbe in qualche modo impari date le diverse condizioni delle 3 Regioni e dei 3 Comuni) piuttosto si presenta come il tentativo di delineare un percorso evolutivo della materia all' insegna del “dove sono le Regioni più all' avanguardia? Dove arriveranno quelle in qualche modo meno evolute nella disciplina?”. La L.R. 01/2001 della Lombardia fu innovativa in quanto introdusse per la prima volta il PSU e gli standard da concepirsi in termini qualitativi, ma è solamente con la L.R. 12/2005 che esso diviene uno strumento autonomo da quello generale con valenza analitica e programmatica e si impone come strumento “catalizzatore” della città. Esso:
pone gli obbiettivi di sviluppo; programma coerentemente al sistema della mobilità; individua gli ambiti entro i quali applicare compensazione e perequazione.
La programmazione avviene, a partire già dalla 01/2001, in base ai principi di accessibilità, qualità, fruibilità e fattibilità. Il piano viene dimensionato in base alla popolazione stabilmente residente, a quella da insediare in base alle previsioni di piano e alla presenza dei city – users. L' attuale legge urbanistica dell' Emilia Romagna (L.R. 20/2000) non cita esplicitamente il PSU ma ne fa uno dei suoi pilastri principali il cui obbiettivo è il raggiungimento di un' elevata qualità urbana. Anch'essa mira al superamento dello standard quantitativo. Uno dei sistemi del PSC è il “sistema degli standard” che assume un ruolo strutturale e strategico. All' interno del PSC il territorio viene suddiviso in ambiti per ciascuno dei quali viene stabilito il fabbisogno di dotazioni, gli obbiettivi e le strategie da perseguire. Relativamente al FVG non si può ancora parlare di PSU visto che né la vecchia normativa (52/1991), né quella nuova (05/2007) ne prevedono la redazione. Entrambe invece ne fanno implicitamente riferimento parlando di decadenza di vincoli espropriativi e procedurali dopo 5 anni di entrata in vigore del piano, decaduti i quali è necessario reiterare, o meno, i vincoli per mezzo di una Variante allo stesso. Inizialmente i parametri per il dimensionamento delle dotazioni erano definiti dal PURG del '78, successivamente venne introdotto il c.d. “Decreto sugli standard” (0126 Pres/1995) valido sino all' entrata in vigore del nuovo PTR. La L.R. 05/2007 stabilisce che il POC può definire i parametri di dimensionamento coerentemente con quelli del PTR. Le attrezzature che vengono prese in considerazione dal decreto e, successivamente, dal PTR sono:
attrezzature per la viabilità e i trasporti; attrezzature per il culto, la vita associativa e la cultura; attrezzature per l' istruzione; attrezzature per l'assistenza e la sanità; attrezzature per il verde, lo sport e gli spettacoli all' aperto; (servizi tecnologici).
Il decreto e il PTR stabiliscono che i Comuni devono prevedere aree di interesse sovracomunale che non rientrano nel computo degli standard (es: parcheggio di interscambio, università, teatro, ospedale, etc.). il PTR stabilisce i parametri di dimensionamento in relazione a:
consistenza demografica; entità delle presenze turistiche; ruolo territoriale del Comune e attuale distribuzione dei servizi; tempi di percorrenza necessari per la fruizione del servizio. Il PSU di Milano nasce con la L.R. 01/2001 e si conclude con la L.R. 12/2005. Esso si configura come uno strumento conoscitivo e programmatico. I tre momenti di formazione del piano sono stati:
ricostruzione dello stato di fatto in funzione di diverse scale territoriali (Catalogo generale dei servizi e SIT) e analisi sulla mobilità (valutazione dell' accessibilità); individuazione della domanda di servizi per temi e tipologie di servizio; indicazioni per la programmazione.
Il PSU mira a:
migliorare il livello del servizio di trasporto collettivo; migliorare l'accessibilità ai servizi.
Il PSU di Modena si basa su due scelte:
ogni ambito deve avere un adeguato livello di qualità urbana; rafforzare il senso di identità;
il territorio è stato suddiviso in unità di paesaggio in base a caratteristiche omogenee (unità di abitazione, unità residenziale e settore urbano) per le quali il Piano individua criticità, obbiettivi e strategie. A ciascuna unità paesaggistica vengono attribuite specifiche dotazioni e livelli di accessibilità (pedonale, ciclabile, TPL e veicolo privato). La valutazione del fabbisogno di servizi è avvenuta confrontando la domanda potenziale con l' offerta esistente. La valutazione di accessibilità delle dotazioni viene fatta insieme a quella del sistema della mobilità considerando la distanza tra i servizi e le infrastrutture per la viabilità in un' ottica di riduzione degli spostamenti con il mezzo privato. Si sono individuati quindi i servizi primari (di accesso diretto) e i servizi secondari (accessibilità inferiore). L' insediamento dev'essere organizzato in fulcri e percorsi in un' ottica di continuità. Un ruolo centrale ha avuto la sostenibilità ambientale. Decaduti i vincoli espropriativi e procedurali (quest' ultimi relativi ai piani particolareggiati) dopo 5 anni dall' entrata in vigore del PRGC, ai sensi della L.R. 52/1991, il Comune di Gorizia ha redatto una Variante al Piano. La variante ha interessato:
gli interventi inseriti nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche (2006/2008); le opere necessarie al soddisfacimento degli standard; i lavori stradali; i vincoli procedurali;
I momenti principali della Variante sono stati:
ricognizione dello stato di fatto; verifica delle esigenze; ridimensionamento delle previsioni.
Le altre elaborazioni si sono rivolte a:
riclassificazione (anche tra standard e fuori standard); revisione dei vincoli (espropriativi e procedurali); revisione delle aree da trasformare per servizio; revisione degli standard; revisione della normativa;
per ogni area soggetta a vincolo espropriativo/procedurale:
assegnazione di numeri/lettere identificativi; sopralluoghi; visione e comparazione della cartografia; indagine sulle proprietà; consultazione di piani e programmi (solo per v.e.); verifica delle altre esigenze (solo per v.e.); visione delle richieste di variante.
La P.A. Ha creato un database al fine di realizzare, in futuro, un GIS. Le dotazioni dono state suddivise in:
area dei grandi servizi: attrezzature di livello sovracomunale e di qualità (Università, attrezzature ospedaliere e sanitarie e l'aeroporto). Tali servizi si integrano con quelli urbani creando nuove centralità; i servizi nell' ambito insediativo: si suddividono in: aree di trasformazione strategica: sono il Parco residenziale, il Parco degli affari, la cittadella dei Servizi 1 e 2, il Parco delle grandi attrezzature e l' ingresso ovest; servizi urbani: sono servizi individuati puntualmente sul territorio; aree da trasformare per servizi: zone che in passato furono destinate a pubblica attrezzatura e oggi riclassificate nell' ambito delle zone C. Sono aree di proprietà privata per le quali viene concessa l'edificabilità solo per metà della superficie. La rimanente parte viene ceduta a titolo gratuito al Comune che realizza le dotazioni. Su di esse non grava il vincolo espropriativo (Perequazione?).
ambiti C: piani particolareggiati.
Gli interventi nell' ambito insediativo si rivolgono alla riqualificazione, valorizzazione, integrazione con i servizi urbani, potenziamento delle centralità minori.
Le aree sono state riclassificate all' interno di:
aree a standard: aree che soddisfano i requisiti minimi del DPGR, sono di competenza della P.A. Che le acquisisce con l'esproprio. Un' eccezione è costituita dalle strutture per il culto che possono essere realizzate da enti religiosi (privati); aree fuori standard: atte al soddisfacimento dei fabbisogni urbani eccedenti, possono essere realizzate da Enti pubblici o da privati convenzionati.
Al fine di calcolare la CIRTM è stata fatta un'indagine a campione su alcuni interventi edilizi in varie zone omogenee con la quale si è stabilito l' indice di affollamento medio (0,76 ab/mc) e i mq/ab (57 mq/ab).Questi dati sono stati poi riportati nella tabella successiva al fine di calcolare gli abitanti insediabili e il numero dei nuovi vani. Il num. Degli abitanti insediabili, infine, è stato sommato al num. Degli abitanti del censimento ISTAT (2001) ottenendo, così, la CIRTM. A questo punto, avvalendosi del DPGR, per ogni tipologia di dotazione è stato svolto il bilancio degli standard verificando che i servizi esistenti e di progetto soddisfacessero lo standard definito dal decreto. Le aree a servizi sono normalmente soggette a vincolo espropriativo, pertanto la P.A. Deve risarcire il proprietario con un indennizzo. Viste le difficoltà economiche delle P.A. Sono stati introdotti gli strumenti di perequazione e compensazione il cui obbiettivo è raggiungere l' equità costi – benefici (giustiza distributiva) e ottenere delle aree a prezzo agricolo o nullo. La perequzione consiste nell' attribuzione di un indice edificatorio omogeneo a tutte le aree ricadenti in un comparto perequativo. Il proprietario sul cui fondo vengono realizzate le dotazioni può trasferire la sua capacità edificatoria in un' altra area del comparto. La compensazione, invece, avviene quando un singolo proprietario viene privato del suo diritto pertanto egli può trasferire i suoi crediti edilizi in un'altra area stabilita a priori dal piano generale. Anche la nuova L.R. Del FVG 05/2007 prevede per la prima volta detti strumenti da applicarsi anche in pianificazione sovracomunale (o meglio intercomunale). Il PSU della Lombardia assume un ruolo centrale e autonomo nella pianificazione. Esso diviene un elemento catalizzatore del processo di sviluppo della città. Anche per l' Emilia Romagna esso ha un ruolo centrale anche se ancora dipendente dal piano generale. In FVG non viene fatta specifica menzione della tematica dei servizi pertanto la normativa si configura in maniera tradizionale rispetto alle prime due. Gorizia, nonostante la normativa regionale non sia all' avanguardia, propone il passaggio da standard quantitativo a quello qualitativo, dà centralità al recupero e alla valorizzazione della città, introduce forme pseudo – perequative e forme di urbanistica partecipata comuni anche alle altre due P.A. Tutti e tre i Comuni ricercano i fabbisogni per mezzo di analisi offerta – domanda. I Comuni operano su logiche differenti: Milano e Modena ragionano su scale di dettaglio via, via più approfondite mentre Gorizia lavora per ambiti e servizi puntuali. Nel caso di Milano e Gorizia viene sottolineata la partecipazione del soggetto privato. Modena punta alla sostenibilità ambientale.

L' ANARCHIA DELL' ARCHITETTO: LE COURBUSIER (CONFRONTI, CONTRAPPOSIZIONI E ANALOGIE)

Le Courbusier. Charles Edouard Jeanneret, che assumerà lo pseudonimo di Le Courbusier nel 1920, nasce a Chaux de Fonds, città della Svizzera nota per la produzione di orologi, nel 1887.

La sua formazione incomincia nel campo dell' incisione delle casse di orologi per proseguire nel settore architettonico.

L' interazione tra industria e arti visive rimarrà una costante nella sua attività. Sempre sarà affascinato dalla nuova era meccanicista rimanendo in particolare legato all' areopolano, all' automobile e ai piroscafi di cui parlerà nel suo libro “Vers une architecture ” del 1923 come esempi da imitare nella costruzione degli edifici concepiti come "macchine da abitare". Egli propenderà sempre per la standardizzazzione dei pezzi di edifici da parte dell' industria.

La sua formazione, nel campo dell' architettura, venne assicurata dagli innumerevoli viaggi che egli fece in Europa. Durante questi viaggi scopre i temi dell' antichità per mezzo della rivalutazione dell' architettura attraverso le forme “pure”. La grafia dei suoi schizzi, ad esempio, nella rappresentazione di villa Adriana a Tivoli, è lontana da quella dei suoi contemporanei.

La sua rappresentazione per mezzo di forme pure stravolge la reale visione dell' oggetto stesso.

Nel fare ciò egli reinterpreta quello che vede. Le colonne non sono più tali ma sono dei semplici cilindri.

Egli riesce a dare un' altra visione dell' antichità.

Dal passato egli riprende anche il concetto di sezione aurea.

Talvolta appare contraddittorio poichè da una parte è critico nei confronti degli architetti del '900, impeganti ancora nel disegno dei capitelli e che non hanno acquisito la concezione dei volumi primari in quanto ciò non veniva insegnato all' Ecole de Beaux – Arts, dall' altra egli si rifà, rielaborandole, alle forme del passato.

Egli opera in un contesto temporale dove diffusi erano ancora i principi dell' art noveau ma si rivela piuttosto scettico nei loro confronti ed ha la capacità di distaccarsi da questa moda ed elaborare una sua concezione d' architettura grazie anche agli insegnamenti del suo maestro, l' ingegnere Auguste Perret, che lo induce

all' utilizzo del cemento armato. Per sempre ammirerà il ruolo dell' ingegnere, poichè egli è guidato dal calcolo e grazie a questo crea forme chiare ed impressionanti mentre, a suo parere, l' estetica dell' architetto era in rapida decadenza.

Colin Rowe, rifacendosi ad una citazione di Isaiah Berlin la volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una importante - , aiuta a distinguere due approcci metodologici: il riccio è preoccupato del primato di avere una sola idea mentre la volpe è attenta ad avere una molteplicità di stimoli.

Via, via che ci si avvicina all' architettura moderna prevale un' idea unilaterale.

Il problema che Rowe si pone è quello sul dove collocare Le Courbusier. Si può riassumere la sua filosofia nella combinazione casa complicata - città semplice (anche se sembrerebbe più plausibile il contrario!) questa rappresenta, sostanzialmente, la sua più grande contraddizione tra urbanistica ed architettura, pertanto, Rowe ipotizza che egli fu una volpe travestita da riccio.

Le Courbusier, aspramente criticato e poco considerato dai suoi contemporanei per lo più formati presso le Beaux - Arts, fu non solo architetto e urbanista ma anche teorico delle due discipline e di lui ci rimane una grande letteratura.

In architettura teorizzò i punti dell' architettura moderna (pilotìs, pianta libera, facciata libera, finestra a nastro, tetto piano a giardino) nonchè un' unità di misura riferita alle dimensioni dell' uomo: il modulor. I suoi precedenti furono "soltanto" Vitruvio ed in seguito Leonardo da Vinci.

Il modulor non fu l' unica sua invenzione, ideò, nel 1914 un sistema strutturale denominato Maison Dominò (nome formato da "domus" e "innovazione") costituito da tre solette in latero cemento sorrette da pilotìs, collegate da una scala in assenza assoluta di pareti che consente di articolare la pianta e i prospetti dell' edificio in maniera indipendente dalla struttura.

In urbanistica respinge l' approccio della "medicina" attraverso il quale gli urbanisti europei intendevano "curare" le "città malate" e propone una "chirurgia totale" delle stesse.

Egli fu uno dei principali esponenti dell' architettura e dell' urbanistica moderna nonchè pittore purista.

Il risultato dell' architettura e dell' urbanistica di Le Courbusier, eterno indeciso sull' essere riccio o volpe, fu il prodotto di un collage. Gli oggetti che egli inserisce nascondono una loro antica origine ma nel contesto in cui li colloca essi assumono nuovo vigore e impatto.

Tra i suoi progetti più importanti in architettura si ricordano la Ville Savoye, l' Unitè d' habitation, e la cappella a Ronchamp.

In urbanistica i suoi progetti principali sono la Ville Contemporaine per 3.000.000 di abitanti da cui discenderanno il Plan Voisin e la Ville Radieuse che sono rielaborazioni della Ville Contemporaine del 1922.

Dopo la svolta degli anni '50 in cui realizza la Cappella di Notre – Dame – du – Haut, muore nel 1965.1


La rottura con il passato: due filoni di pensiero. Ci fu un periodo, tra la fine dell' 800 e gli inizi del '900, in cui cominciarono a sussistere contemporaneamente due filoni di pensiero: da una parte c' era l' ormai affermata Ecole de Beaux – Arts la cui formazione degli studenti era rivolta agli stili del passato (gli stili classici) e dall' altra vi erano degli artisti che furono portatori di nuove tendenze.

Siamo in un periodo di passaggio nella storia dell' arte e dell' architettura: molti rimanevano legati al passato ed altri, invece, cominciavano a slegarsi dalla tradizione.

In pittura vi è un' inversione di tendenza che si verifica già a partire dal 1860 con il movimento impressionista. Qualche anno più tardi vi è la nascita di una nuova corrente che si diffonde, a partire dal Belgio e grazie

all' apporto dell' architetto Victor Horta, un nuovo e vasto movimento artistico denominato Art – noveau che interesserà in particolare l' architettura ma anche la pittura.

L' art – noveau in architettura si diffonde in tutta Europa e rappresenta un momento di cambiamento radicale della tradizione architettonica che si contrappone agli stili storici.

Questo "nuova arte", estremamente decorativista, diviene all' epoca una moda. Già da allora alcuni architetti si contrappongo a questa tendenza come ad esempio Adolf Loos.

Le Courbusier incomincia la sua attività in un periodo dove l' art - noveau era ancora diffusa. Egli si rivelò da subito piuttosto scettico nei confronti di questo movimento artistico criticando soprattutto il forte decorativismo tipico di questo stile.


L' architettura moderna. Nel 1921, al tempo dell' Esprit Noveau (nota rivista artistica e letteraria), l' architettura risulta essere ancora alimentata, un po' dappertutto, dallo spirito accademico che era ostile agli avvenimenti moderni, ma, il 1° gennaio del 1928 si iniziava a porre la problematica della casa dell' uomo moderno (la casa moderna!).

Vien da sè che dalla tematica della casa moderna si è poi passati all'organizzazzione spaziale dell' insieme delle case moderne: la città moderna!

L' architettura moderna fino ad oggi non è stata in grado di costruire la sua forma ideale di città, essa, infatti, è rimasta un progetto, un' utopia.

I postulati della architettura moderna sono stati troppo contraddittori, confusi e, per certi versi, troppo rigidi.

L' architettura moderna si configurava come un strumento in grado di creare libertà, uguaglianza e di risanare la società malata instaurandone una razionale e illuminata e al tempo stesso proclamava l' oggettività scientifica della disciplina.

La nuova architettura rispondeva allo spirito del tempo ("L' Esprit Noveau" da cui il nome della rivista) ed era socialmente terapeutica. Significava la fine della dissimulazione, delle vanità e del sotterfugio.

L' architetto del XX secolo diveniva una sorta di messia in grado di risollevare le sorti della' umanità modellando lo spazio, in altre parole si proponeva di creare una società giusta ed illuminata.

Egli svolge due funzioni: l'una verso la scienza e l' altra verso la società e sempre più questo connubio divenne fragile. Sotto lo strato di ideali vi si poteva trovare l' esuberanza dell' architetto che immaginava la città ideale.

Di fatto l' architettura moderna non era stata in grado di produrre un mondo migliore e per cui le fantasie utopiche cominciarono a ridimensionarsi, tuttavia rimaneva vivo un certo ottimismo che intravedeva, ad esempio, nelle soluzioni di Le Courbusier un trampolino di lancio verso la città del futuro.

La città ideale, così come concepita dall' architettura moderna, si configura come una sequenza continua di vuoti e radi pieni ciò, se fosse stato realizzato su larga scala, avrebbe creato nell' uomo una sensazione di disorientamento causata dalla omogeneità del paesaggio urbano.

Secondo Colin Rowe, la città ideale può sopravvivere solamente all' interno di una città reale senza questo sostegno la prima muore.

Al CIAM del 1933 erano state delineate le direttive di base da perseguirsi nella progettazione della città nuova ma già negli anni '40 le certezze sulla fattibilità della città moderna vennero a cadere. Nella conferenza del CIAM del 1947 intitolata “Heart of city” vennero a galla delle riserve relativamente all' impossibilità di realizzare una città indifferenziata. La città doveva possedere un “cuore” (ovvero un centro urbano facilmente riconoscibile).

Ciò, ovviamente, non giocò a favore delle teorie corbusierane.2



L' anarchia dell' architetto. Nel momento in cui l' Esprit Noveau irrompe sulla scena mondiale, Le Courbusier diviene una figura pubblica di rilievo. Gli articoli che egli scrive su questa rivista, parte dei quali verranno raccolti nel suo libro "Vers une Architecture", lo presentano come un ribelle e un distruttore degli insegnamenti del passato. Verrà definito dai critici anticomunisti come il "cavallo di troia del bolscevismo". Successivamente lo chiameranno lo "scemo" o il "mostro" del "cemento brutale".

La sua figura venne trascurata in svariate occasioni.



CONFRONTI

Plan Voisin e la Cancelleria Reale (Asplund Gunnar). Un confronto può essere fatto tra il Plan Voisin (1925) e il progetto per la Cancelleria Reale (1922) realizzato da Gunnar Asplund, architetto appartenente alla stessa generazione di Le Courbusier.

Il Plan Voisin è una rielaborazione della Ville Contemporaine di Le Courbusier inserita, in base al metodo "do it yourself" o "cadavre exquis", nel paesaggio parigino.

Dal confronto emerge la tradizione stilistica e l' integrazione nel contesto da parte di Asplund Gunnar e la spinta innovativa e l' indipendenza dal contesto di Le Courbusier che propone un modello completamente sradicato dalla tradizione stilistica. Il primo esprime continuità mentre il secondo una dichiarazione di destino storico. Le Courbusier simula il futuro mentre Aslpund il passato, il primo fa teatro della profezia e il secondo il teatro della memoria.

Le Courbusier vuole esprimere la creazione di un mondo nuovo che sorge dalle ceneri di quello vecchio e nel fare ciò ha un rapporto di superficialità nei confronti dei monumenti.

Per Asplund è prioritario inserire il nuovo intervento all' interno di un contesto esistente ottenendo la massima integrazione tra l'edificio appena inserito e la partedi città più prossima ad esso stabilendo tra i due un rapporto dialettico mentre Le Courbusier rifiuta ogni possibile legame con il "mondo" esistente.



Il Palazzo delle Nazioni e le architetture tradizionali. Nel 1926 la Società delle Nazioni bandì un concorso per la costruzione del Palazzo delle Nazioni da localizzarsi a Ginevra a cui, tra gli altri, partecipò anche

Le Courbusier.

Egli progettò, in base ai suoi enunciati, un palazzo fatto con gli elementi delle città – giardino, delle case private creando in tal modo un Palazzo moderno.

All' Ecole de Beuax – Arts la visione del progetto di Le Courbusier suscitò scalpore subito dopo il quale furono inviati a Ginevra dei progetti con evidenti riflessi storicistici.

La Società delle Nazioni stabilì che il vincitore fosse l' architetto Nènot, già costruttore dell' edificio della Sorbonne, il quale conferma il clima di quegli anni: " sono felice per l' arte tout court; l' equipe dei francesi aveva per scopo, quando si è messa tra i concorrenti, di sconfiggere le barbarie. Chiamiamo barbarie un certo tipo di architettura che fa furore da qualche anno, nell' Europa orientale e settentrionale...Essa nega tutti i begli stili della storia, e, a ogni modo, fa oltraggio al senso comune e al buon gusto. Ma ha la peggio e tutto va bene".



Progetto per la città di San Diè e la new town di Harlow. Harlow offre, all' aspettatore che la guarda, una piazza del mercato reale.

Nel confronto fra Harlow è San Diè (1945) è possibile intravedere una coincidenza d' intenti. In entrambi i casi, infatti, l' intento del progettista è quello di creare un centro urbano significativo. Certamente Harlow raggiunge meglio lo scopo. Non per questo si preferisce una soluzione all' altra ma è significativo come i progettisti concorrono alla ricerca dell' importanza del luogo in maniera opposta. Il progettista di Harlow esegue la sua ricerca per mezzo dell' utilizzo di pieni mentre Le Courbusier si appella all' utilizzo di vuoti.

Nella conferenza dei CIAM del 1947 intitolata “Heart of city” vennero a galla delle riserve relativamente all' impossibilità di realizzare una città indifferenziata. La città doveva possedere un “cuore” (centro facilmente riconoscibile e gerarchicamente sovraordinato).

Forse un comune passante anzichè poter camminare ovunque preferirebbe imbattersi in qualche ostacolo.


Parma e San Diè. Se bisognasse spiegare a colui che non s' interessa delle tematiche in questione quali sono le differenze tra la città tradizionale e quella ideale secondo il pensiero di Le Courbusier, sarebbe opportuno mostrargli due piante: una pianta di una città "storica" come ad esempio lo è Parma e una pianta di una città le corbouseriana, ad esempio il progetto per San Diè. Dal confronto tra le due piante anch' egli sarebbe in grado di distinguere le differenze.

Dall' analisi dei pieni e dei vuoti la caratteristica principale che emerge da tale confronto è che la pianta di San Diè è caratterizzata da ampi spazi vuoti e da poche volumetrie architettoniche. L' opposto accade, invece, all' interno della pianta della città di Parma.

Un' altra caratteristica particolarmente evidente è la differente tipologia dell' edificato.

Il tessuto urbano (texture), nel caso di Parma, è in grado di creare degli spazi pubblici urbani.

Nel caso di Parma vi è una chiara dialettica tra gli oggetti e gli spazi presenti nella texture cosa che non avviene nel progetto di Le Courbusier.



Unitè d' habitation e gli Uffizi (Vasari). Dal confronto tra l' Unitè d' Habitation (1945 – 1952) di Le Courbusier e gli Uffizi del Vasari del XVI secolo ci si rende conto che l' effetto di Marsiglia è quello di creare una società privatizzata dove i servizi e le attrezzature si trovano all' interno della residenza, mentre la struttura degli Uffizi predispone ad un contatto pubblico.

Le Courbusier offre un edificio privato e isolato che fornisce dei servizi ad una clientela ristretta mentre

l' edificio del Vasari è sufficentemente ambiguo da permettere anche altri usi.



Unitè d' habitation e Palazzo del Quirinale. il Palazzo del Quirinale comprende al suo interno dei positivi standards di vita del XX secolo: esso è accessibile, riceve luce ed aria...

L' Unitè continua il suo isolamento, la parte estesa del Quirinale assume un comportamento di dialettica con il suo immediato intorno che è di tipo pubblico sul fronte strada e più intimo sul fronte dei giardini che si trovano sul suo retro.


CONTRAPPOSIZIONI

Manhattan e l' anti – Manhattan. Verso la metà degli anni '30 per la prima volta Le Courbusier visita New York e la sua impressione è che Manhattan sia "...un' enorme sogliola non sfilettata stesa su una roccia".

Egli, fin dai primi giorni della sua permanenza, sostiene che i grattacieli di Manhattan sono troppo piccoli e troppo numerosi pertanto auspica la loro distruzione.

In realtà gli architetti di New York riuscirono a realizzare, almeno in parte, ciò che Le Courbusier non riuscì a materializzare, il quale, in ogni caso, volle mantenere il primato delle sue ideologie e per far ciò doveva distruggere la credibilità di Manhattan. La sua azione in tal senso è duplice: da una parte diffama il grattacielo e dall' altra propone l' anti – grattacielo e l' anti – Manhattan.

Egli considera i grattacieli degli incidenti architettonici paragonandoli alle gambe di una persona che crescono a dismisura.

Egli sostiene che nell' epoca della velocità il grattacielo ha pietrificato la città e ripristinato il pedone.

Per concepire l' anti – grattacielo e l' anti – Manhattan egli si nutre della stessa New York per la creazione dei suoi modelli.

In contrapposizione alla "cultura della congestione", professata dagli architetti operanti a Manhattan, nel suo modello vi aggiunge la giungla nella quale vi cala i suoi grattacieli orizzontali.

In contrapposizione all' essenza del mascherare dei grattacieli new yorkesi, che Rem Koolhaas chiama "lobotomia", egli contrappone la trasparenza dei suoi edifici al fine, a detta sua, di prevenire comportamenti nocivi, la dimensione privata, così, viene annullata.

Il grattacielo cruciforme è costituito da 60 piani, è cristallino (al contrario i grattacieli sono costituiti da materiali più corposi) ed è sopraelevato in maniera tale d' avere un minimo contatto con il suolo che diviene così parzialmente recuperabile (i grattacieli, invece, nell' ottica della "cultura della congestione", hanno un basamento pieno che giunge sino a toccare il suolo). Le due sommità, presenti nelle architetture new yorkesi, sono state amputate. Al piano interrato vi è la metropolitana, attorno agli edifici si estende un vasto parco e le autostrade sono sopraelevate.

Attorno al centro amministrativo costituito da grattacieli cartesiani si stagliano degli edifici più bassi adibiti a residenza.

I criteri dominanti sono l' onestà, l' igiene, l' uguaglianza.

Le Courbusier chiama questo progetto "Ville Radiouse".

La Ville Radiouse può essere concepita come la trasformazione di un elemento in un altro (ovvero di Manhattan nell' anti – Manhattan).

Rem Koolhaas riferendosi a queste due città sostiene che "...sono gemelli siamesi che crescono uniti nonostante gli sforzi per separarli...".


Il Palazzo delle Nazioni Unite a New York: Le Courbusier o gli altri? Wallace Harrison è incaricato alla costruzione del quartier generale delle Nazioni Unite. Gli vengono affiancati altri architetti: Le Courbusier rappresenta la Francia.

La scelta dell' ubicazione delle strutture è proprio Manhattan.

Le Courbusier individua 6 piccoli isolati che verranno donati dai Rockefeller. Questi piccoli isolati hanno la dimensione sufficiente da consentirgli di realizzare i suoi progetti per Manhattan. Ogni giorno la commissione si riunisce per discutere dei progetti. Le Courbusier monopolizza i dibattiti poichè è intenzionato a far affermare la sua idea di "Manhattan Radiouse".

Egli elabora un progetto in cui la stecca degli uffici viene posizionata al centro di una strada. Inserisce poi

un auditorium che blocca una seconda strada. Tutto il resto dell' area viene demolita e al posto degli edifici vi è una sistemazione a verde.

Il progetto di Le Courbusier non viene preso nemmeno in considerazione ed amareggiato se ne torna in Europa.

Harrison in realtà stimava Le Courbusier, ma intuì che il suo progetto inteso come frammento esplosivo di

un' anti – Manhattan sarebbe stato privo di potere detonante.

In realtà l' intervento eseguito da Harrison renderà l' isolato su cui insiste uno come tanti altri presenti a Manhattan.


ANALOGIE

"manhattanismo – le courbusianesimo" e "new yorkesi courbusierani – Le Courbusier".

All' interno della vicenda di Manhattan si possono intravedere delle analogie con le teorie courbuseriane.

Uno dei temi più riccorenti all' interno dell' manhattanismo (ovvero quel movimento sviluppatosi tra '800 e '900 a partire da Coney Island e che ha contribuito alla realizzazione dell' attuale struttura architettonica del centro di Manhattan) è la creazione di una città all' interno della città stessa. Questo concetto può essere ritrovato all' interno dell' Unitè d' habitation.

Starrett nel 1906 aveva ipotizzato la realizzazzione di un edificio alto 100 piani nel quale svolgere differenti funzioni. Ogni 20 piani aveva ipotizzato la creazione di piazze pubbliche che dovevano costituire dei demarcatori funzionali: industria nella parte più bassa, uffici nella parte intermedia, più in su residenza ed infine, negli utlimi piani vi dovevano essere degli hotel. Questa teorizzazzione anticipa l' Unitè d' habitation di Le Courbusier.

Harvey Wiley Corbett, nel 1923, per risolvere il problema della congestione proponeva dei passaggi pedonali sopraelevati e porticati mentre l' intero livello stradale avrebbe dovuto essere lentamente lasciato solo al traffico automobilistico. I passaggi pedonali, all' altezza del secondo piano, venivano ricavati direttamente dagli edifici ed erano collegati a quelli sul lato opposto da un sistema di ponti. L' intento di Corbett era quello di creare una "Venezia modernizzata". Anche Le Courbusier professa, nelle sue teorizzazzioni, la separazione dei flussi automobilistici da quelli pedonali.

Anche Raymond Hood è in qualche modo legato al persiero courbouseriano.

Egli acquista "Vers une architecture" e dopo aver letto questo libro manifesto si convince che la futura Manhattan è una città di torri. All' interno di un isolato vi saranno più torri. Lo spazio attorno alle torri rimarrà libero dalle costruzioni in modo tale che l' edificio si assicuri un adeguato isolamento.

All' esposizione del 1939 tenutasi a Flushing Meadows l' attrazione principale è"Trylon e Perisfera" ideata da Wallace Harrison dove il Trylon rappresenta l' ago e la Perisfera rappresenta la sfera ovvero i due volumi di partenza che, evolvendosi, hanno dato luogo alla formazione del grattacielo.

All' interno di Perisfera Harrison presenta "Democracity". Il modellino è composto da una serie di torri, tutte identiche, alte 100 piani. In queste torri vi si svolgono per lo più attività di tipo amministrativo. Le residenze, costituite da edifici bassi calati in ampie aree verdi, invece, vengono ubicate in città satelliti. "Democracity" rappresenta una rielaborazione delle teorie courbouseriane.

X – city è un modello di città concepita da Harrison nel 1946 che a prima vista costituisce un puro e semplice adattamento della Ville Radiouse di Le Courbusier. Essa è costituita da una serie di torri sull' East River. Il progetto fa un accoppiamento "impossibile" di elementi che un architetto europeo avrebbe mantenuto separati: l' accostamento di due stecche curve che sormontano un auditorium curvo.

Si può affermare, pertanto, che per interposte persone Le Courbusier ha trionfato. 3

1Bibliografia: “Vers une architecture” - Le Coubusier; “Le Courbusier” - Jean – Louis Coehn; appunti delle lezioni di composizione architettonica e urbana a.a. 2006/2007; "Collage city" – Colin Rowe&Fred Koetter; "Maniera di pensare l' urbanistica" – Le Courbusier; appunti di analisi della morfologia e della tipologia edilizia a.a. 2006/2007; "Le Courbusier –

l' architettura, i protagonisti" – Stefania Suma.

2Bibliografia: "Art dossier – Secessione viennese – da Klimt a Wagner" – Eva di Stefano; "Art – dossier – Gaudì" – Luca Quattrocchi; appunti delle lezioni di composizione architettonica e urbana a.a. 2006/2007; "Collage city" – Colin Rowe&Fred Koetter; appunti di storia dell' arte moderna di Francesco Morante - http://www.francescomorante.it/

....; "Ver une architecture" – Le Courbusier;

3"Collage city" – Colin Rowe&Fred Koetter; "Maniera di pensare l' urbanistica" – Le Courbusier; “Le Courbusier” - Jean – Louis Coehn; "Delirious New York" – Rem Koolhaas;"Ver une architecture" – Le Courbusier;

GORIZIA – NOVA GORICA: REALTA' EUROPEA DI CONFINE

In concomitanzia alla realizzazione del nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Gorizia entrato in vigore il 10 ottobre 2001 ma i cui studi sono cominciati già a fine anni novanta, l'Amministazione comunale di Gorizia, assieme ai progettisti di detto Piano (Studio associato Gregotti – Milano) particolarmente interessati alla realtà transfrontaliera, ha sentito l' esigenza di avviare un “dialogo” verso quella realtà che troviamo a pochi passi dal nostro confine, la repubblica Slovena.

D'obbligo è una breve premessa su questa realtà confinaria.

L'area Goriziana è inserita in un contesto territoriale particolarmente interessante e, sotto certi aspetti, difficile. Gorizia risulta essere al centro di quello che viene chiamato “Sistema insediativo Goriziano” (individuato dall' Isig e riportato nelle indagini preliminari al PRGC concluse nel 1997) per il quale la città si trova al “centro” ( economico – sociale ) di ben 17 comuni che individuano in essa luogo di svago e lavoro; si tratta perciò di realtà ricadenti entro il medesimo confine nazionale, mentre si tralascia quello che sta al suo esterno e che individuiamo nella città di Nova Gorica. La “città speculare” d'oltre confine, in realtà, dovrebbe, a pare mio, essere compresa in questo Sistema perchè non rari sono i rapporti che la città slovena intrattiene con quella italiana; le relazioni esistenti possono inoltre intendersi in maniera biunivoca ( da Nova Gorica a Gorizia ma anche viceversa ), si tratta per lo più di fenomeni di pendolarismo ( ci si riferisce sopratutto agli studenti ) ma non solo: la città di Nova Gorica è un forte polo di attrazione grazie ai suoi locali notturni che divengono meta non solo della popolazione del Friuli Venezia Giulia ma anche delle realtà extraregionali. Dall' altra parte, invece, Gorizia ha sopratutto un' attrazione di tipo commerciale nei confronti dei nostri “vicini di casa”.

Si è parlato perciò del contesto territoriale come qualcosa di interessante, ora, però, è necessario approfondire quali sono le difficoltà.

Nonostante i rapporti continui e reciproci tra le due città sono ancora insiti nei cuori dei cittadini ( sopratutto quelli più anziani ), dell' una e dell' altra parte, i rancori risalenti alle vicende belliche. Il “muro” fisico è stato eliminato ma quello ideologico continua a sopravvivere. Ci si auspica perciò che questa barriera ideologica non limiti i naturali rapporti tra le due realtà.

Forse potremmo considerare le due città come facenti parte di un unico sistema contiguo dal punto di vista ambientale ma spezzato dalla presenza del confine che ha costituito per entrambe differenziazione delle funzioni e degli obbiettivi nonchè una, seppur parziale, limitazione all'interazione fra le due. A sua volta questo sistema è ricompreso in un sovrasistema di carattere più ampio il quale contiene altri sub – sistemi ( personalmente ritengo questa ipotesi la più valida )...O forse, se considerassimo le due città slegate da un contesto territoriale e connesse ad uno di tipo solamente relazionale ( economico, sociale...), esse potrebbero essere viste semplicemente come due sottosistemi che si interelazionano in un contesto più ampio... Mi sia permesso l'utilizzo della formula dubitativa in quanto mi rendo conto, da studentessa, che le mie ipotesi potrebbero essere azzardate ( se non addirittura incorrette ).


Prima Ipotesi Seconda Ipotesi

( si privilegia la continuità territoriale ) ( si privilegia il contesto relazionale: scambi materiali ed immateriali )

Come precedentemente ricordato, l'avvio di un "dialogo" tra le due città avviene in occasione dell' inizio dei lavori per la redazione del PRGC di Gorizia ma anche in prospettiva di un'imminente entrata, da parte della Slovenja, nell' Unione Europea ( avvenuta nel maggio del 2004 con l'abbattimento del cippo e di parte della rete confinaria che separavano le due città e che vengono simbolicamente ricordati nel mosaico presente, al loro posto, nella Piazza Transalpina ). Non di minor importanza si rivela, su questo fronte, l'assetto storico – sociale che si delinea fino ai giorni nostri tra le due parti della "piccola Berlino": Si assiste ad una progressiva apertura della Repubblica Slovena ( in origine paese comunista ) ai Paesi dell' Unione Europea. L'area confinaria goriziana deve perciò adeguarsi a questa nuova situzione promuovendo uno sviluppo continuo, razionale e congiunto del suo sistema territoriale dal punto di vista logistico, tecnologico - infrastrutturale, ambientale e di sviluppo urbano sostenibile. Quale migliore iniziativa, quindi, se non quella di attuare uno sviluppo territoriale congiuto delle due "città separate"?


Porta la data del 9 marzo 1999 il Documento trilaterale sottoscritto dal Sindaco di Gorizia (Gaetano Valenti), dal Sindaco di Nova Gorica ( Crtomir Spacapan ) e dal Sindaco di Sempeter – Vrtojba ( Dragan Valencic ) nel quale si conviene di perseguire un rapporto di collaborazione nell' ambito del "Progetto di Riconciliazione tra gli abitanti di Gorizia (I) e Nova Gorica (Slo)". A tale primo atto ne segue un altro che porta la data del 12 novembre 1999 dove si reitera la volontà, espressa nel precedente, sottoscritta nuovamente dalle tre Amministrazioni.

L' avvio delle trattative e dei relativi progetti è stato possibile grazie a due programmi comunitari:


  • Interreg III: è un iniziativa comunitaria del Fondo europeo di sviluppo regionale ( FESR ) per la cooperazione tra regioni dell'Unione europea per il periodo 2000-2006.
    L'obiettivo della fase di Interreg è di rafforzare la coesione economica e sociale nell'Unione europea promuovendo da un lato la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale e dall'altro lato lo sviluppo equilibrato del territorio.
    Una particolare attenzione è riservata all'interesse delle regioni ultraperiferiche e delle regioni situate lungo le frontiere esterne dell'Unione europea verso i paesi candidati all'adesione.

  • Phare CBC: è un programma di cooperazione transfrontaliera che sostiene azioni a carattere strutturale nelle regioni di confine fra UE e Paesi dell'Europa Centrale ed Orientale (PECO) 2002-2006; tra i suoi obbiettivi ritroviamo:

    a) Promozione dello sviluppo urbano, rurale e costiero;

b) Rafforzamento dello spirito imprenditoriale;

c) Sviluppo delle Piccole e medie imprese,compreso il settore turistico;

d) Sviluppo delle iniziative locali per l’ occupazione;

e) Assistenza per l’ integrazione del mercato del lavoro e dell’ inclusione sociale;

f) Iniziative volte ad incoraggiare l’ uso condiviso di risorse umane e misure per la ricerca e lo sviluppo, l’ istruzione, la cultura, la comunicazione, la sanità e la protezione civile;

g) Misure per la protezione ambientale, il miglioramento dell’ efficienza energetica e le fonti rinnovabili di energia;

h) Miglioramento dei trasporti, delle reti e dei servizi di informazione e comunicazione e dei sistemi relativi all’ acqua e all’ energia.


In conseguenza degli atti trilaterali si evidenzia la necessità di istituire un Assessorato ad hoc e di un Ufficio di Collegamento e Riferimento tra le due città principali investite nella collaborazione.

Ai lavori è chiamata a partecipare la London School of Economics and Political Science (LSE) con il compito di condurre un coordinamento operativo sulle attività gestite dalle tre Amministrazioni comunali nell' ambito del progetto di Riconcilizione la cui tematiche vengono discusse da workgroups, organizzati dai Comuni partecipanti, composti dai rappresentanti delle categorie di valenza socio – economica, deputati allo sviluppo del territorio e coordinati da personale tecnico – scientifico specializzato.

Le tematiche discusse dai workgroups ( di seguito analizzate più in dettaglio ) riguardavano svariati settori:


  1. PRIMARIO E TERZIARIO;

  2. SERVIZI DI AREA VASTA;

  3. TRASPORTI E LOGISTICA;

  4. SOCIALITA', ISTRUZIONE E CULTURA;

  5. URBANISTICA, INFRASTRUTURE E AMBIENTE;

  6. FORMAZIONE IN AMBITO ISTITUZIONALE E PER LE CATEGORIE ECONOMICHE;


Al termine della fase di analisi la LSE ha prodotto degli elaborati riassuntivi contenenti i progetti selezionati dalle due città al fine di garantire uno sviluppo territoriale razionale e congiunto tenendo conto delle normative vigenti e dei vincoli paesagistici dei rispettivi strumenti di pianificazione, inoltre vengono evidenziate le opportunità di sviluppo dei vari segmenti analizzati dai workgroups.

Il dibattito è sfociato nel "Prospetto Riepilogativo dei Costi e delle Idee di Progetto". In esso ritroviamo i principi guida per uno sviluppo territoriale congiunto delle due città.

Si possono agevolmente riassumere le categorie indagate relativamente a sei sottosistemi:


  1. sottosistema produttivo

  2. sottosistema tecnologico

  3. sottosistema dei trasporti

  4. sottosistema culturale/ricreativo

  5. sottosistema ambientale

  6. sottosistema istituzionale



SOTTOSISTEMA PRODUTTIVO


1) Agricoltura

In ambito agricolo il progetto si propone, per entrambe le città, di avviare degli studi sulla situazione della domanda e dell' offerta relativamente a strutture di tipo agrituristico al fine di capire quali sono le esigenze di mercato e di conseguenza, in base alla domanda, allargare o ridurre l'offerta di tali strutture. Inoltre l' Amministazione comunale di Nova Gorica si propone la valorizzazione della Strada del Vino del Vipacco e delle infrastrutture ad essa connesse.

2) Terziario – Turismo

In questo settore, per entrambe le città, si vuole provvedere a portare la classificazione degli esercizi di ristorazione a standard comuni, inoltre si vuole promuovere la formazione di operatori turistici e commerciali nonchè l' offerta di pacchetti turistici e mappe comuni. Il progetto prevede che i due Comuni facciano delle analisi relative ai flussi d' utenza e in base a ciò applichino delle politiche di promozione ( o rilancio ) dell' area stessa. La città di Gorizia vuole rivitalizzare la propria area di pertinenza per mezzo della ristrutturazione del mercato coperto, con la costruzione di un centro ricettivo dei flussi turistici e con il rilancio della sua struttura aeroportuale per attività turistiche e commerciali; Nova Gorica, in quest' ottica, vuole rvitalizzare il villaggio Tabor ( patrimonio storico – etnologico ) al fine di migliorare l'offerta turistica; in prossimità dell' area aeroportuale slovena è prevista la realizzazione di strutture per lo sviluppo dell' aviazione non da intendersi solamente in senso sportivo, ma anche turistico e di primo soccorso ( protezione civile ).

3) P.M.I. e riconversione sistemi autoportuali

Un altro obbiettivo fondamentale della programmazione congiunta è il richiamo sul territorio di piccole e medie aziende; a tal fine Gorizia promuove l' incanalazione sul suo territorio di attività industriali e artigianali per mezzo del sostegno finanziario indirizzato prioritariamente ai giovani imprenditori e dell' erogazione di servizi direttamente connessi alle aziende. Gorizia, inoltre, predispone una specifica zona per gli insediamenti di P.M.I. purchè si occupino di attività leggere e non inquinanti. Nova Gorica si muove, in linea di massima, sulle stesse direttrici adottate dal Comune di Gorizia, promuovendo, inoltre, una riconversione delle strutture autoportuali della zona di Vrtojba ( Parco Tecnologico ).



SOTTOSISTEMA TECNOLOGICO


1) Servizi di Area Vasta

Il progetto prevede per entrambe le Amministrazioni un' interconnesione della rete idrica nonchè mirano alla realizzazione di un SIT ( sistema informativo territoriale ) al fine di gestire in maniera univoca e razionale i servizi tecnologici sotterranei.



SOTTOSISTEMA DEI TRASPORTI


1) Trasporti e Logistica

Tra gli obbiettivi, in questo settore, si prevede il collegamento fra i due centri con la realizzazione di una linea bus interurbana transfrontaliera, inoltre la città di Gorizia propone il collegamento ferroviario tra le due strutture aeroportuali al fine di migliorare il sistema dei trasporti.

In area goriziana il progetto prevede la realizzazione di Magazzini Generali, Centri Direzionali e Show Rooms.



SOTTOSISTEMA CULTURALE/RICREATIVO


1) Cultura

Il progetto prevede che Gorizia si impegni nella restaurazione e conservazione del patrimonio cartaceo, promuovendo, tra l' altro, centri di formazione per la conservazione dei beni archivistici. I dati relativi al patrimonio storico dovranno essere informatizzati. Si promuove la valorizzazione dei siti archeologici ( area del Castello ) e la multimedialità del Museo della prima Guerra Mondiale.

In area slovena gli interventi sono assai superiori rispetto a quelli ricadenti in territorio italiano: ci si concentra sopratutto sulla sistemazione del Cimitero Ebraico, dei Parchi ( Parco del Rafut, Parco della Castagnevizza, Bosco Panovec ), del Castello di Kronberk e di Villa Bartolomei, mentre si promuovono degli interventi di ricognizione archeologica in alcuni siti.

2) Istruzione/Giovani

Per entrambe le città si prospetta la creazione di un percorso che colleghi la parte italiana e slovena dell' Isonzo e per le quali bambini e ragazzi realizzino del materiale didattico – informativo a supporto di visite guidate. Un altro progetto comune è "Tolomeo" che mira ad un' educazione al territorio per bambini e ragazzi da 5 a 14 anni prevedendo attività estive ed aree verdi attrezzate.

Il progetto Mostovna si delinea come la possibilità di creare, nel comune di Nova Gorica, un centro che possa essere un ritrovo per i giovani sia italiani che sloveni.

3) Sport

Valorizzazione di siti sportivi al fine di accogliere manifestazioni internazionali.

4) Università

Creazione di strutture a carattere universitario al fine di garantire una professione internazionale.



SOTTOSISTEMA AMBIENTALE


1) Urbanistica

Il progetto prevede un collegamento delle due strutture urbane al fine di razionalizzare l' uso del territorio per mezzo di una cartografia comune, di una pianificazione univoca delle due parti dell' Isonzo, della costituzione di un parco transfrontaliero tra i tre colli urbani ( colle del Castello, del Seminario e della Castagnevizza ) ed infine si prevede la pianificazione congiunta della viabilità.

2) Ambiente

In base alle previsioni del progetto Gorizia deve adeguare gli standard per gli impianti fognari a quelli europei, mentre Nova Gorica deve impegnarsi a rafforzare il sistema fognario e installare un depuratore.

SOTTOSISTEMA ISTITUZIONALE


1) Terziario Istituzionale

Il progetto prevede la creazione di un Ufficio di Collegamento e Riferimento al fine di coordinare l'attività delle due città.




Gli obiettivi del "Progetto di Riconciliazione tra gli abitanti di Gorizia (I) e Nova Gorica (Slo)" mirano ad un rilancio economico e sociale di tutta l'area occupata dai tre comuni con l' intento specifico di poter attrarre non solo delle attività industriali, artigianali e commerciali ma di rivitalizzare i flussi turistici che interessano la zona.

Gli intenti di coloro che hanno partecipato a questa iniziativa sono del tutto meritevoli, ma, purtoppo, talvolta la realtà con le sue difficoltà, tecniche e non, limita eccessivamente le prospettive dei pianificatori.

Di tutte le iniziative previste soltanto alcune sono state avviate non senza difficoltà di cui sicuramente la più importante, dal punto di vista ambientale, è la realizzazione del depuratore transfrontaliero.

Il progetto auspicava la realizzazione di un depuratore comune alle tre Amministrazioni limitrofe, purtroppo, però, le risorse stanziate hanno consentito soltanto l'adeguamento del vecchio depuratore, mentre non hanno risolto i problemi di inquinamento ( il torrente Corno, che nasce in Slovenia ed entra in Italia, all'interno dell'abitato di Gorizia, trasporta i liquami di Nova Gorica, che lo usa come recettore finale dei propri scarichi civili ed industriali non trattati ). Un recente articolo pubblicato sul Messaggero Veneto ( giovedì, 4 maggio 2006 ) riporta una sollecitazione fatta dal Wwf: "Bisogna far ripartire il lavoro di progettazione e realizzare al più presto un adeguato depuratore, meglio se transfrontaliero. Intanto l'Isonzo, con il suo ambiente naturale unico, continua a essere avvelenato. Oltreutto questo grande corso d'acqua potrebbe rappresentare un' importante risorsa turistico – economica, una risorsa che altri avrebbero già da tempo adeguatamente sfruttato". Intanto anche i vicini sloveni hanno cambiato idea e deciso di realizzare un depuratore per contro proprio.

E' evidente che dopo una decina d'anni dall' avvio del dialogo tra le Amministrazioni slovene e quella italiana ben poco sia stato fatto, i progetti venivano avviati ma dopo un breve lasso di tempo essi si bloccavano forse per problemi di tipo finanziario, burocratico e d'incompatibilità normativa ( si auspica che le cause non siano di tipo sociale ).

Se sino ad oggi si sono ottenuti scarsi risultati e il dialogo è andato affievolendosi, si rimane nella speranza di una ripresa delle trattative. Il caso del depuratore rende attuali queste tematiche, esso dovrebbe far ulteriormente riflettere i pianificatori di entrambe le nazioni poichè sì siamo due diverse realtà ( per quanto concerne la lingua, la cultura... ) ma abbiamo un territorio in comune che dobbiamo tutelare non solo con lo scopo di salvaguardare la parte di esso che ci riguarda, ma con lo specifico intento di una gestione congiunta al fine di non nuocere a noi stessi e ai nostri vicini di casa e allo stesso tempo garantire una continuità territoriale paesaggistica e degli insediamenti ma soprattutto della viabilità. Questi sono i principi cardini seguiti per la redazione del PRGC di Gorizia i cui contenuti fanno riferimento a specifiche opere di tipo transfrontaliero.


Bibliografia:

  • "Prospetto Riepilogativo dei Costi e delle Idee di Progetto".

  • "Documento trilaterale" ( 12 novembre 1999).

  • "Il caso europeo delle due città contigue di Gorizia e Nova Gorica" ( intervento dell' ex assessore del Comune di Gorizia dott. Gerardo Amirante alla I Convention nazionale degli Assessori alle Politiche Comunitarie svoltasi a Palermo).

  • Consultazione internet

  • "Il Messaggero Veneto"

  • "Norme Tecniche di Attuazione" (1997)

  • Intervento presso la camera dell' Onorevole Alessandro Maran (Seduta n. 586 del 15/2/2005

Contatore