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venerdì 26 giugno 2009

Invito a la "Quarta Sponda"



La Quarta Sponda 
Documenti e cinema sulla conquista della Libia tra storia e propaganda
"[...] Nel cielo vanno i cori dei soldati
Contro Al Mukhtar e Lawrence d'Arabia
Con canti popolari da osteria [...]"

Queste parole, contenute in una  bella canzone di Franco Battiato, "Lettera al Governatore della Libia", riassumono molto bene lo spirito con cui i nostri soldati affrontarono la campagna coloniale in Libia, intrapresa dall'Italia nei primi decenni del Novecento: una campagna dura, difficile, osteggiata dalla popolazione locale che oppose una strenua resistenza all'invasione e per questo subì pesantissime perdite, sia in termini di vite umane che di privazione della propria libertà. Una campagna coloniale molto rapida a cui fa  seguito una faticosa occupazione. Il controllo effettivo della Libia ad opera del fascismo con personaggi di spicco come Badoglio e Graziani è un capitolo dimenticato o perlomeno  trascurato nei libri di Storia, proprio per non compromettere "l'immagine" che la consuetudine ha contribuito ad affermare  e di questi protagonisti e della nazione italiana, nonostante studi approfonditi effettuati da esperti abbiano messo in luce ormai da anni le molte ed inquietanti ombre sull' operato delle massime cariche italiane in quei frangenti. Si tratta di uno degli episodi più scomodi con cui il nostro Paese deve ancora fare i conti, seppur tra mille polemiche, non ultima quella di recente sollevata dall'arrivo del Colonnello Gheddafi in Italia, presentatosi appena disceso dall'aereo che lo trasportava con la foto - esposta in bella vista- della cattura da parte degli italiani di Omar al-Mukhtar, l'eroe della resistenza libica fino al 1931. Proprio con il fine di far conoscere meglio come si svolse veramente la campagna libica e il punto di vista opposto, il Gruppo Archeologico Goriziano terrà, il prossimo venerdì 10 Luglio 2009, alle ore 21 nella sala 2 del Kinemax di Gorizia, un incontro aperto al pubblico e gratuito, intitolato "La Quarta Sponda - Documenti e cinema  sulla conquista della Libia tra storia e propaganda", realizzato con il Patrocinio del Comune  e della Provincia di Gorizia, grazie al generoso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e al prezioso supporto del Kinoatelje. Nell'arco della manifestazione, condotta da Giacomo Cavalli, verranno ripercorse le vicende principali della conquista coloniale della "quarta sponda", accompagnate dalla visione di alcune sequenze cruciali del film "Il leone del deserto", di Moustapha Akkad, frutto di una collaborazione tra Libia e Stati Uniti, uscito nel 1981 ma mai distribuito in Italia, proprio in ragione dei "fatti scomodi" di cui narra. 
Verranno analizzate le diverse "verità", così come le riportano il film ed i testi, sia specialistici che non, cercando di delinearne - anche  tramite il coinvolgimento diretto del pubblico in un dibattito che si auspica vivace - una visione unitaria che tenga conto delle contraddizioni spesso esistenti  tra le diverse fonti. Al termine verrà offerto un piccolo rinfresco  nell'atrio del Kinemax. Invitiamo pertanto la popolazione a partecipare numerosa a quella che  non vuole essere una lezione di Storia "ex- cathedra", ma un momento di dialogo e riflessione collettiva su un pezzo della nostra Storia poco noto e spesso volutamente omesso o manomesso nei contenuti, alla luce dei risultati di ricerche bibliografiche ed archivistiche che raramente  vengono discusse al di fuori della cerchia degli "addetti ai lavori".
 
Gruppo Archeologico Goriziano

sabato 6 giugno 2009

El me ciol pel cul

Uffa ormai è diventato un rito, tra l'altro odiosissimo. Ogni volta che dovrei andare a scavare piove! Ovvero il tempo fetente e bastardo minaccia di piovere, approffittando del fatto che abito un po' distante dai siti di scavo e che mi secca fare viaggi a vuoto (doppiamente bastardo), però poi si fa burla di me e regge sempre! Se regge anche oggi...grrrr!
Che SFIGA.

LE INSULE CLARAE E IL CULTO DI S. ANTONIO NEL PARCO DEL CARSO

L'intervento è stato curato dal dott. Aniello Langella che ha iniziato il suo percorso parlando al pubblico della derivazione dell'etimologia della zona che ancora oggi conosciamo con il nome di “Lisert”.
Tra le etimologie più frequenti possiamo ricordare: “lucertola”, “deserto” (dal celtico), “lembo di acque chiuse”. Si ritiene, comunque, che l'etimo più appropriato sia quello di “deserto” in quanto la zona sarà descritta anche successivamente come un ambiente inospitale.
Al centro della zona del Lisert si ritiene che vi fossero le Insule Clarae. La documentazione pervenuta in merito, purtroppo, non va più indietro del Iー sec. a.C. Nonostante ciò pare che Illiri ed Histri abitassero tali zone già nel Iー millenno a.C. anche se ad oggi le indagini archeologiche non ne hanno potuto dare conferma.
Aristotele, in un suo scritto, nel 300 a.C. Affermava che tale zona fosse “[...] sede di risorgive di acqua calda e fetida. [...]”. Con lui per la prima volta apprendiamo la presenza di acqua termale (“calda”) e di sostanze solforose (“fetida”).
Nel 77 d.C. Plinio il Vecchio ci ricorda la presenza di un golfo, di una fonte termale e di un ponte. Egli racconta di una sola isola. Ma vi è la certezza che egli avesse visitato di persona tali luoghi? Se li aveva visitati di persona, forse giungeva da una direzione tale che lui vedesse le isole allineate in modo tale da comporne una soltanto? Forse le isole erano unite da un lembo di terra? Questo punto non è ancora del tutto chiaro. Certo è che egli si riferisse proprio a queste zone visto che cita anche il lacus Timavi.
Il nome delle isole (Isole Chiare) deve la sua origine, probabilmente, al culto del dio Apollo Clario, culto dei dorici trasformatosi in seguito nel culto del dio Timavo.
In epoca romana sicuramente il luogo era un porto.
Consultando la cartografia antica ed in particolare la famosissima Tabula Peutingeriana, troviamo citata proprio la “fonte Timavi” con l'indicazione simbolica che soleva rappresentare la presenza di una terma.
Anticamente, proprio per la presenza di una fonte termale, l'area doveva esercitare una forte attrattiva soprattutto per la possibilità di immergersi nelle sue acque curative.
Il dott. Aniello Langella ha passato in rassegna una serie di immagini cartografiche storiche dalle quali possiamo ben desumere come nel tempo la geomorfologia dell'area del Lisert si sia evoluta. In particolare nelle prime rappresentazioni è possibile notare in maniera distinta la presenza di una sola isola, successivamente appare un secondo lembo di terra sino a che, nella cartografia più recente, le due isole, quella di S. Antonio e quella di Bagni, che successivamente verràchiamata “Isola di Punta”, le quali danno le spalle al cd “Lacus Timavi”, verranno inglobate dalla costa nel suo processo di avanzamento nei confronti del mare. Questo è chiaramente visibile nella cartografia degli anni '40 dove le due ex isole vengono chiamate rispettivamente “Monte S. Antonio” e “Monte della Punta”.
Sull'isola di S. Antonio si trovava una chiesetta dedicata proprio al Santo. I due lembi di terra erano collegati tra loro mediante dei ponticelli e alle loro spalle si trovavano le terme.
Le prime notizie che abbiamo in riferimento alla chiesetta di S. Antonio risalgono all'invasione saracena del 1470.
Una leggenda racconta che la costruzione dell'edificio sacro avvenne dopo un'epidemia di Herpes Zoster (“malattia del fuoco sacro”) che sarebbe stata di certa guarigione per intercessione del Santo.
Le indagini archeologiche non hanno potuto confermare la presenza su quest'isola di una necropoli, ma questo pare quasi certo grazie ad un editto napoleonico che vietava la sepoltura di ulteriori corpi in zona.
Nel giorno dedicato a S. Antonio Abate (detto anche “S. Antonio del Porco”) si svolgevano delle processioni religiose composte da un corteo di uomini ed animali, durante il quale venivano svolte delle benedizioni ad personam. Il cerimoniale si concludeva con un festoso banchetto al quale partecipavano tutti i devoti. Nel XII sec. la chiesetta è stata ristrutturata e compare una statua lignea del Santo.
Il ciclo di conferenze, di cui quella qui riportata è la conclusiva, è stato certamente proficuo dal punto di vista della divulgazione dell'informazione archeologica inerente al nostro territorio mettendo in evidenza degli aspetti poco conosciuti dello stesso. Sicuramente questo rappresenta un utile spunto per degli approfondimenti successivi volti alla ricerca delle nostre proprie radici che poggiano su un substrato culturale composto da storie e da genti da non dimenticare.


Roberta BATTISTON
Società Friulana di Archeologia - Sezione Isontina


[fonti: conferenza dott. Aniello Langella, immagini da http://www.liceopetrarcats.it/]

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