Dal Messaggero Veneto del 25/07/2008, Barbara Cimbalo
E’ stata effettuata solo pochi giorni fa, nella zona del castello superiore di Attimis, una scoperta archeologica di eccezionale rilievo. Si tratta di una bolla d’oro bianco con tutta probabilità riferibile ad Alessio Primo di Costantinopoli.
Secondo le ricostruzioni degli archeologi, si tratterebbe di un titolo nobiliare conferito a Corrado Primo di Attimis. La datazione più probabile del reperto è attorno all’anno 1095. Si tratta di una scoperta di estrema rarità, che permette di datare meglio la presenza e l’attività sul territorio, e i contatti con l’Impero d’Oriente, di chi all’epoca dimorava ad Attimis. E Corrado è il primo personaggio di questa nobile famiglia di cui si abbia notizia.
Questa scoperta fa capire quanto egli fosse una figura di rilevanza internazionale e l’esistenza di questa bolla fa emergere chiaramente che ad Attimis, all’epoca, dimorava una classe nobiliare di alta levatura. Probabilmente questo fu anche il primo crociato della famiglia Attimis.
La scoperta, come detto, fornisce nuove informazioni su un’epoca di cui si sa ancora molto poco. La bolla è stata ritrovata nell’ambito della campagna di scavi che la Società Friulana di Archeologia, assieme ai Musei Civici di Udine, sta conducendo nella zona del castello superiore di Attimis da ormai più di dieci anni.
Quest’ultima scoperta è stata effettuata da un giovane che sta svolgendo il servizio civile e la bolla è stata rinvenuta in una canaletta di scolo. Pare evidente che nel tempo si fosse persa la memoria dell’importanza di questo documento storico. Forse era andata perduta in seguito agli episodi bellici che avevano interessato anche l’archivio del castello.
La rilevante scoperta è stata presentata ieri mattina dal dottor Maurizio Buora e dal dottor Massimo Lavarone, che hanno seguito gli scavi.
ATTIMIS (Ud). Un reperto in oro bianco appartenuto all’imperatore bizantino Alessio I Comneno.
Il Gazzettino - 25 luglio 2008
Eccezionale scoperta ad Attimis in occasione dell'undicesima campagna di scavo eseguita dalla Società friulana di archeologia di Udine nell'antico sito del Castello Superiore.
Nel cuore più verde delle colline della Val Malina, che già hanno restituito stupefacenti reperti di enorme rilevanza storica (basta citare l'accampamento goto sulla vicina altura di San Giorgio, unico in regione e in tutto il nord Italia, al centro di una recente mostra) è venuto alla luce un sigillo in oro bianco realizzato alla corte dell'imperatore bizantino di Costantinopoli, Alessio I Comneno.
«Una scoperta eccezionale - ha commentato sul posto il direttore dei Civici musei di Udine, Maurizio Buora - Si tratta infatti dell'unico sigillo di questo tipo rinvenuto in scavo in tutta l'Europa. Purtroppo il documento collegato al sigillo è andato perduto».
Del destinatario di quello che pare essere stato a tutti gli effetti un titolo nobiliare si conosce però il nome. Si tratterebbe di Corrado I d'Attimis, cavaliere che abitò nel Castello Superiore di Attimis appunto, insieme a un gruppo militare posto a presidio della zona. Il suo nome era già noto nella zona di Cividale e in quella di Aquileia come persona potente e dagli incarichi di rilievo. Corrado fece parte di una delle prime spedizioni per la liberazione della Terra Santa, in una sorta di pre-crociata. È allora che si distinse per meriti agli occhi dell'imperatore Alessio I (vissuto tra il 1081 e il 1118); fu proprio il regnante che lo onorò con la consegna del prezioso documento, pergamena cui appose il sigillo trovato ad Attimis.
Il reperto, in ottimo stato di conservazione (privo unicamente di una piccola cordina), raffigura da un lato un Dio Padre con nimbo e con i simboli del suo potere (il bastone, al pari dei patriarchi di Aquileia, e il globo con la croce svettante), dall'altro lo stesso imperatore dell'Impero Romano d'Oriente raffigurato invece con accanto la scritta identificatoria in greco: "Alexio Despote", dove despote non va letto nell'accezione di tiranno, ma in quella di regnante, condottiero o cesare.
Il sigillo è stato rinvenuto in un locale integro annesso al Palazzo centrale (che ha subito una ricostruzione negli anni '70): si tratta della fucina di un fabbro che ha restituito proprio ieri mattina un altro piccolo tesoro messo in luce da Luigi, uno degli studenti impegnati nella ricerca. Il giovane ha rinvenuto infatti una moneta di bronzo. Sono stati scoperti, infine, piccoli pesi, resti di ciotole per pasto, resti di ossa animale, un sonaglio in bronzo, dadi da gioco ed elementi di una collana per ornamento.
Paola Treppo
Attimis, Faedis, Povoletto ma anche Nimis, Tarcento e Magnano. La zona pedemontana e collinare del Friuli è ricchissima di testimonianze storiche legale al periodo medioevale e non solo. È su questa via, infatti, quella che collega oggi Cividale con la Perla del Friuli (e da lì Gemona con il Norico, l'attuale Austria), che transitavano merci e soldati. Un territorio strategico presidiato in origine da famiglie di stirpe germanica, inviate sul posto quasi in cerca di fortuna dai propri re che avevano l'obiettivo di controllare l'area (anche oggi rimasta di vitale importanza geografica per l'incrocio dei confini di tre Nazioni). Nacquero così i castelli vedetta, cioè quelli più in quota (come Attimis Superiore, dove la visuale sul fondovalle è quasi a 360 gradi) e quelli di piana (come Cergneu a Nimis e Della Motta a Savorgnano del Torre), a controllo, questi ultimi, delle fonti d'acqua. L'abbandono delle rocche militari è datato 1400-1500, con frequentazioni più tarde nei locali trasformati in residenza stabile da parte delle famiglie. I siti hanno cominciato a essere indagati sistematicamente solo dieci anni fa, molti a cura della Società friulana di archeologia di Udine, sotto la direzione sul campo dell'archeologo Massimo Lavarone. È alla sua passione e alla sua costanza che va il merito di molte delle più significative scoperte effettuate in zona. Come va ricordata la famiglia d'Attems (proprietaria del Castello Superiore) che per anni ha messo a disposizione il Mulino per l'alloggio di mezzi e di studenti per i campus di ricerca.
FRIULI. Nelle rocche militari si ricostruisce la storia.
Il Gazzettino - 25 luglio 2008
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