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domenica 31 luglio 2011

Viaggio nell'Isola di Cres (25 luglio - 30 luglio 2011)

Questo è il tipico inizio di una giornata di vacanza. Entro in camera da mia madre, la quale mi fa le tipiche raccomandazioni al limite del drammatico. Poi, mi reco da mio padre il quale sta sorseggiando un gustoso caffè decaffeinato il quale, a sua volta mi raccomanda di farmi sentire di tanto in tanto. Mi bacia e quello è il segnale del via libera. Armi e bagagli, solitaria, mi avvio verso la porta d'uscita fancendomi la tipica domanda da primo giorno di vacanza: "qual'è la massa volumica, in termini di cubatura e peso, oltre la quale si deciderà a darmi una mano?".
Oggi non è propriamente una giornata user-friendly per partire, ma decidiamo comunque di andare verso le isole croate. Ci inventeremo qualcosa.
Il viaggio fila liscio. Almeno sino a Zagore dove incontriamo un'interminabile coda di auto intente a prendere, come noi, il traghetto diretto a Cres.
In questo lungo frangente la necessità fisiologica di utilizzare un bagno si fa impellente, così, decido di usare il bagno degli uomini, l'unico dotato di luce, e nel mentre assecondavo le fisiologiche esigenza di cui sopra un (non) galantuomo fa irruenza nel minuscolo bagno chimico spalancando violentemente la porta e richiudendola con altrettanta foga tale da far precipitare il rotolo di carta igienica presente alle mie spalle dritto, dritto nel wc. Ottima vendetta, visto che colui che ha fatto irruenza sta aspettando solo la mia uscita per utilizzare lo "scranno reale".
Finamente attraversiamo questa lingua di mare di circa 3km e sbarchiamo sull'Isola di Cres. Giungiamo in un punto panoramico dove le folate di vento ci consentono una breve permanenza.
Giungiamo nella città di Cres, dove ci attende un pranzo a base di pesce e verdura. Dopo un rapido tour della città decidiamo di proseguire il viaggio verso la nostra destinazione: Punta Kriza.
Uliveti, millenari muretti carsici e pecore belanti accompagnano il nostro viaggio fino al campeggio di Punta Kriza, camping naturalista. Un po' intimiditi dalla severità nudista del campeggio decidiamo di tornare verso Osor e fermarci al campeggio Bijar, decisamente poco naturalista, ma tanto ecologico.
Montiamo, la tenda, un'insalata veloce e la stanchezza prende il sopravvento.
Il giorno successivo il risveglio non è dei migliori. Sarà il freddo oppure la perturbanzione. Decidiamo di fare un giro in mountainbike, ma anche quest'idea viene per il momento impossibilitata dalla lontananza (a piedi) del noleggio.
Visitiamo la piccola Osor, divisa da Lussino in quanto i romani separarono l'Isola in due parti. Ormai è già ora di pranzo quindi torniamo alla tenda dove Leo cucina una deliziosa pasta. Il tempo diviene sempre meno rassicurante e decidiamo di concederci un sonnellino ristoratore. Ad un certo punto il sonno di Leo viene turbato dalla mia irruenza. E' tornato il sole. Ci dirigiamo verso la spiaggia di sassi sul cui sfondo si stagliano le rovine della chiesetta di Santa Maria e del Monastero francescano.
Alla sera facciamo una passeggiata nei dintorni di Osor.
Le ombre della sera, secondo me, rendono tutto più magico. Così mi faccio cogliere da un momento di fotomania - compulsiva con improbabili scatti al buio.
Il giorno successivo, dopo mezza giornata di sole trascorsa in spiaggia, il tempo diviene decisamente cloudy e dopo due etti ciascuno di ottima pasta, decidiamo di smaltire l'italico alimento con una biciclettata fino a Lussino, ma la mia indole decisamente poco sportiva, non mi consente di raggiungere la meta ambita e così decidiamo di visitare la "ridente" cittadina di San Giacomo e successivamente il porto di Nerezine. Schifando le varie auto e moto che corrono all'impazzata neanche fossero in autostrada, giungiamo sani e salvi al camp site. Distrutti dalla giornata, o dall'italico alimento, ci concediamo un gelato gusto sneaker ad Osor.
Il mio sonno viene turbato da un incessante diluvio. Le pareti della nostra tenda iniziano ad imbimbirsi. Attendo la saturazione del tessuto e il successivo gocciolamento che fortunatamente non avviene. Al mattino un timido raggio di sole attraversa le fibre della tenda. Prendiamo coraggio e ci dirigiamo a Lussino dove troviamo una splendida giornata di sole contrariamente ad ogni aspettativa meteo.
Segue un rapido tour nella città di lussin grande (che si rivela più piccola di Lussino piccolo O_O). Rientrati al campeggio mettiamo ad asciugare la nostra tenda e ci dedichiamo alle degustazioni di bibite croate al luppolo, subendone, in minima parte, gli effetti. Dopo una cenetta salutare compiamo l'ennesima passeggiata per Osor.
La mattina all'oro in bocca. Dopo un'abbondante colazione ci rechiamo presso la spiaggia pieni di buone intenzioni a fare un "toc" nell'incredibile mare croato. Dopo trenta minuti di tentennamenti, Leo riesce a convincermi all'immersione. Mi immergo e con altrettanta rapidità mi "areno" sulla riva. The water is definitely too cold for me.
Dopo una scottata in quasi totale assenza di sole, finalmente Leo riesce a convincermi ad andare a cenare in una tipica Konobra croata: il "Buffet di Osor". Dopo un vin rosè, decisamente troppo dolce (a detta di entrambi), Leo delizia il proprio palato con un risotto ai frutti di mare e con un calamaro grigliato. Io opto per una Pleskavijca ripiena di formaggio.
Il locale è molto suggestivo. Si mangia all'aperto sotto una pergoletta da cui pendono delicati grappoli d'uva bianca, sedie e tavoli di piertra, tovaglie e a quadretti bianchi e blu dal tipico gusto mediterraneo. Modellini di barche in legno, decorano la nostra deliziosa tavola.
Dopo cena passeggiamo con un buon gelato.
L'ultimo giorno, purtroppo, è ormai giunto.
Il mio sonno viene bruscamente interrotto dal pianto di un bambino. Un pianto così disperato da suscitare in me l'istinto di alzarmi e correre a consolarlo. Intanto s'è fatta mattina. Una pioggia lieve mi sveglia nuovamente. Corro fuori dalla tenda a riparare le nostre cose all'asciutto. Mi raggiunge anche Leo e in men che non si dica smonta quella che è stata la nostra casa per questo (troppo) breve periodo.
Ci fermiamo a Cres per l'ultima volta. Mangiamo una pizza e ci reinfiliamo in un'interminabile coda di auto in attesa del traghetto. I tempi d'attesa, ovviamente, sono ignoti.
Dopo più di un'ora, riusciamo ad imbarcarci sul ferry boat e torniamo sul continente.
Siamo sulla strada del ritorno. Riemergono i ricordi. Arriviamo a casa.
Ed ora? Dov'è il mare cristallino? dove sono le antiche rovine sulla spiaggia? Dov'è il sole? Dove sono i tramonti infuocati e il cielo stellato?

Solo nel nostro cuore
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