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lunedì 29 novembre 2010

I CULTI PAGANI IN FRIULI

Il *Gruppo Archeologico Goriziano* Vi invita al convegno:

*"I CULTI PAGANI IN FRIULI*"

per maggiori dettagli: http://www.gagoriziano.org/attivitasvolta/2010/icultipaganiinfriuli.pdf

Sarà un piacevole momento, per coloro che potessero partecipare, per
scambiarci gli auguri natalizi davanti ad una buona fetta di torta!

Inviato da iPod

martedì 23 novembre 2010

VEAupdate “Diffico

VEAupdate “Difficoltà per la certificazione VEA Il regolamento regionale, complica le procedure per la qualificazione dei tecnici certificatori" Di Elio Miani […] il regolamento recante il sistema di accreditamento dei soggetti abilitati alla certificazione VEA di cui all’articolo 1bis della L.R. 23/2005 […] prevede che tutti i tecnici debbano obbligatoriamente frequentare entrambi i moduli, indipendentemente dai requisiti professionali che già posseggono e che di per sé già abilitano i liberi professionisti iscritti ai rispettivi collegi ad operare in questo settore, limitatamente al proprio specifico ambito di competenza […]. […] la Regione ha immediatamente licenziato un apposito emendamento che per intanto, sposta la data di entrata in vigore della norma al 31 ottobre 2011. […] Intanto, nel periodo dal 1 gennaio al 31 ottobre 2011, la certificazione VEA resta facoltativa, a libera scelta della committenza. [Dalla rivista “Dimensione geometra” 10/2010]

giovedì 18 novembre 2010

In viaggio da Aquileia al Timavo

Lungo le vie dell'acqua con gli antichi romani
17.11.2010

Dott.ssa Desirè Dreos

Fino a 300 anni fa la nostra zona costiera era lagunare. Vi erano aree di palude che si susseguivano fino al Timavo.
Vi era, inoltre, la presenza di grandi canali navigabili che penetravano nel territorio.
La bisiacaria era lo spartiacque tra le aree lagunari e quelle alte che scendevano fino alla Dalmazia.
I "navicularii" erano soliti navigare lungo la costa frastagliata mentre i "nautae" navigavano nei canaloni. Questi navigatori dovevano cambiare imbarcazioni per passare da una tipologia di paesaggio all'altra.
In questa zona vi era l'incontro tra i prodotti della terra (pietra e vinum pucinum) e i prodotti del mare (branzino del Timavo).
Il paesaggio era costantemente in mutamento non solo durante le stagioni, ma anche durante la giornata.
Grado ed Aquileia erano strettamente connesse grazie all'organizzazione sistematica e simbiotica dei loro porti.
Nella laguna di Grado sono stati individuati molti attracchi sia per grandi navi, che solcavano il Mediterraneo, sia per piccole imbarcazioni.
Vi erano nel porto vari punti di trasbordo e trasferimento da un'imbarcazione all'altra dei prodotti che avevano un'altra destinazione geografica.
Nel porto erano presenti sia cantieri che magazzini per lo stoccaggio dei prodotti.
Sono state eseguite delle indagini subacque a partire dagli anni '80 che hanno portato anche alla scoperta della Julia Felix.
Nell'entroterra vi erano impianti produttivi, residenze e aree sepolcrali.
I pescatori non vivevano ad Aquileia, ma a Grado dove vi erano anche le ville dei proprietari dei magazzini.
Vi erano tre grossi canali navigabili che conducevano ad Aquileia e tre di dimensioni minori. Questo garantiva un accesso facilitato al mercato di Aquileia contribuendo, così, allo sviluppo economico del territorio circostante.
L'interland di Aquileia era dedito alle attività produttive ed era protetto dal sistema dei canali. Le merci prodotte erano sufficienti per la sussistenza in caso di guerra.
I canali arrivavano anche ad Aquas Gradatas (San Canzian d'Isonzo). Qui veniva prodotto in una fabbrica il murex per la produzione del color porpora. San Canzian era allora, più di adesso, internazionale per i suoi prodotti.
Anche Staranzano era solcata dai canali fino a Riva del Cop (riva= imbarco e cop= laterizio) il cui toponimo, ancora esistente, identifica la presenza di magazzini per lo stoccaggio dei laterizi che provenivano dalle fabbriche aquileiesi. Nei pressi della Marcelliana, in località Panzano, vi era un'altra fabbrica di laterizi.
Anche la toponomastica è importante al fine di capire le catatteristiche che un determinato luogo poteva avere nel passato. Il toponimo di "Bistrignia", ad esempio, deriva da "Pistrinum" ovvero "luogo dove si macina il grano" che denota, pertanto, la presenza di un mulino.
Il toponimo "Panzano", invece, trae origine da "Insula Paciana" dove venivano prodotti i laterizi che venivano poi trasportati attraverso la via Gemina.
La "Marcelliana" è contraddistinta da un toponimo che vede origine nel termine "imbarcazione", infatti, secondo la credenza popolare, la Madonna della Palude era apparsa su una barca.
In queste aree vi era sia la presenza di acqua dolce che salata.
Essendo un popolo di lavoratori è probabile che le persone vivessero in casoni di mattoni e legno e le coperture fossero realizzate in canne palustri che avevano una funzione di impermeabilizzazione. Nei casoni vivevano più nuclei famigliari ognuno dei quali dedito ad un particolare lavoro.
Con lo sviluppo economico queste case furono trasformate in ville di rappresentanza.
L'area del Lacus Timavi nel I e nel II sec. aveva un grande ruolo economico determinante e si trovava nel suo periodo di maggior sviluppo. Qui, infatti, vi fu un forte fenomeno di inurbamento. Le ville che erano presenti nell'area erano tutte rustiche.
La villa era un microcosmo: produceva sia per sè che per il mercato ed aveva, pertanto, una parte destinata alla produzione e una alla abitazione.
Erano delle ville davvero imponenti: vi erano terme, fontane con giochi d'acqua, piccoli teatri, un gran numero di camere, giardini etc.
Una di queste ville è quella del Randaccio che, in seguito a rinvenimenti fortuiti, è stata scavata dal 1977 al 1994. È un edificio terrazzato di notevole metratura. La sola parte residenziale è composta da 40 vani suddivisi su tre livelli per un totale di 1300mq. La villa era una mansio e questo giustifica la numerosità dei locali di cui era composta.
La casa del Locavaz è stata scavata e in seguito a ciò sono emersi tre vani, ma molti altri giacciono ancora nel sottosuolo in attesa di essere scoperti.
L'edificio era ad uso abitativo e vi era anche la presenza di una fornace per la creazione di ceramica da mensa.
Queste case poggiavano direttamente sulla roccia carsica che costituiva da fondazione.
La villa di via Colombo è stata indagata negli anni '90. Essa è divisa nella parte abitativa e in quella produttiva. Vi è un bacino nel quale veniva convogliata sia acqua dolce che acqua salata per ricreare un ambiente salmastro per la produzione di murex.
La villa di via delle Mandrie presenta una pianta ad "U" con un corpo centrale terrazzato. All'interno dell'edificio vi era la presenza di una piccola area termale.
Durante gli scavi sono stati rinvenuti pesi da telaio si crede pertanto che la lana prodotta veniva qui tessuta.
La villa della Punta è stata scavata e le indagini hanno portato alla luce una trentina di vani. Nell'ala ovest è stata rinvenuta una pressa di olive.
Vi era anche qui un'area termale e lì vicino è stata ritrovata la barca che oggi vediamo ad Aquileia poiché gli abitanti del luogo immettevano i loro prodotti via mare.
Le terme di Monfalcone sono talmente importanti da essere presenti persino sulla tabula Peuntingeriana dove vengono rappresentate grandi quasi quanto Aquileia a sottolineare la loro importanza.
Sono stati scavati pochissimi di questi bagni, ma da queste indagini si è potuto capire che lo stabilimento era davvero imponente: vi era una piscina, giardini, una palestra, etc.

martedì 16 novembre 2010

L'ascensore "maledetto"

No, non è il titolo di un film horror, ma semplicemente oggi ho avuto modo di vedere gli elaborati progettuali dell'ascensore inclinato che condurrà al castello della città di Gorizia e vorrei descrivere il progetto ed esprimere il mio pensiero a riguardo.
Il progetto è davvero ben fatto dal punto di vista tecnico ed è corredato di molti particolari esecutivi che lo definiscono nei suoi minimi particolari.
All'interno del cortile del Kinemax verrà realizzata la stazione Vittoria che si compone di vari ambienti ed è accessibile dalla galleria Bombi. Dal suo interno si accederà al "carrello" su rotaia che avrà una capienza di 40 persone.
Guardando la galleria Bombi a destra verrà realizzato un percorso pedonale che porterà al castello. A sinistra vi saranno dei muri di contenimento che costituiranno il terrazzamento del colle. In questi punti il terreno verrà rinforzato oltre che con i muri di contenimento, anche con delle "palizzate" (cd "berlinesi").
Tornando all'ascensore inclinato esso giungerà ad una prima stazione scesi a terra vi sarà un primo vano ascensore verticale (max 8 persone) ricavato in un corpo di fabbrica ex novo che condurrà ad un primo livello dove sarà necessario prendere un secondo ascensore verticale ricavato nel torrione del 1500 - 1600 (max 10 persone), quest'ultimo condurrà direttamente a livello del piano del Castello.
Ho dato un'occhiata al quadro economico dal quale ho appurato che la spesa complessiva dell'intervento (incluse spese tecniche di 600.000euro...) ammonta a ben 7.600.000 euro senza contare i costi di manutenzione di 100.000 euro annui (più di 270 euro giornalieri che credo sicuramente non verranno coperti dagli incassi dei biglietti).
L'unica cosa che dalle tavole mi sfugge è se la progettazione è adeguata dal punto di vista delle barriere architettoniche.
Da un punto di vista puramente economico ritengo che, visto il calo del turismo del 17%, una spesa di 7.600.000 (senza considerare il costo delle perizie di variante data la complessità dell'intervento) non è assolutamente giustificabile, senza considerare poi la trasformazione irreversibile del torrione rinascimentale.

Roberta

Inviato da iPod

domenica 14 novembre 2010

Appunti dalla conferenza "come tutelare il nostro patrimonio culturale?

I intervento
Dott. Alessandrini

La conferenza è dedicata a Rodolfo Sidiero che è stato grande cacciatore d'opere d'arte. Grazie a lui, infatti, il discobolo? è rientrato in Italia.
Tra i volti noti degli "archeologi abusivi" vi è Pietro Casasanta che è un grande tombarolo italiano che ha scovato la triade capitolina.
Giacomo Medici è un altro tombarolo che fu scoperto tramite le corrispondenze con i trafficanti e i direttori di musei europei che acquistavano i reperti da lui trafugati.
Robert Emanuel Echt era un criminale assoluto, che venne cacciato anche dalla Turchia. Ebbe rapporti con Medici.
La criminalità in questo campo è strutturata gerarchicamente. Alla base ci sono i tombaroli, i trafficanti medi e i grandi trafficanti come Robert Hect.
Altri volti noti dei trafficanti di reperti furono Robert Science e Cristos. Il secondo morì e i parenti reclamano l'eredità archeologica al suo compagno. In realtà il materiale contenuto nei loro immensi magazzini stava per essere venduto negli Stati Uniti, ma per fortuna è stato recuperato.
Geronimo Icemberg è un antiquario americano nel cui negozio sono stati trovati alcuni reperti di Medici. Alessandrini ha individuato i reperti perché li ha visti sul sito Internet dell'antiquario che fortunatamente ha restituito dei pezzi.
White e Levi sono due coniugi che possiedono collezioni eccezionali, ma trafugate. Fortunatamente hanno restituito alcuni pezzi.
Von Bot? è uno studioso di ceramiche che vendeva abusivamente dei reperti al Metropolitan Museum.
Sempre al Metropolitan Museum ci sono ancora molte di opere che ci dovrebbero essere restituite. Anche un direttore del Metropolitan ha trafugato dei tesori in Italia che ha portato poi presso il proprio museo.
John Paul Ghetti comprava qualsiasi materiale e lo faceva restaurare.
La Demetra, o Venere Morgantina, in possesso di Mary True, sta per rientrare in Italia.
I musei americani sono pieni di opere trafugate in Italia. Tutti, naturalmente, dicono di aver aver acquistato le opere in buona fede.
Anche i musei universitari acquistano reperti senza provenienza come ad esempio quella di Howard.
Hect è talmente noto che ha persino scritto una sua autobiografia nella quale parla di uno scavo e di reperti in questo trafugati.
I grandi collezionisti sono ancora peggio come ad esempio Ortis. Raramente i musei restituiscono i pezzi poiché dicono di agire in buona fede.
Anche il Louvre compra opere trafugate.
È difficile fare trattative, infatti, non sempre i reperti vengono restituiti nonostante l'esposizione delle prove.
Molte opere si trovano a Copenaghen.
Alcuni di questi trafficanti emettevano anche fattura come Oriuci.

II intervento

La tutela del patrimonio culturale sommerso
Dott Luigi Fozzati

Il patrimonio culturale sommerso si trova cosparso per una lunghezza di oltre 7000km di costa.
Ci sono fenomeni erosivi lungo le coste che degradano notevolmente il patrimonio, mentre le spiagge si stanno urbanizzando. Tutto ciò, naturalmente, danneggia i reperti archeologici sommersi.
Recentemente si è operato con la prassi dell'archeologia preventiva che consiste nel trattare i siti subacquei con la stessa tutela applicata a quelli terrestri.
Ad oggi, purtroppo, non esiste una catalogazione dei beni sommersi.
È stata avviata la realizzazione di una carta archeologica subacquea anche per Venezia nell'ambito del progetto "Archeomar" visibile anche sul sito, ma solamente al dettaglio generale perché lo specifico e ad accesso riservato.
La tutela della laguna di Venezia è stata avviata nel periodo in cui venivano realizzate grandi opere.
Anche il Piano Regolatore di Venezia si occupò di questo, infatti tutti i privati che scavavano dovevano inviare il progetto alla Soprintendenza.
Venne realizzata una carta archeologica informatizzata della laguna.
Importanti sono le immagini satellitari dalle quali si posso individuare i relitti.
Un pericolo è anche costituito dalla pesca intensiva a rastrellamento che comunque è proibita anche se abusivamente è ancora praticata.
Nell'ambito dell'indagine si individuò la morfologia antica dell' isola, il monastero benedettino e alcuni relitti. Tale area fu prosciugata ed emersero due relitti che sono stati fotografati e poi nuovamente sommersi poiché il recupero sarebbe stato troppo costoso. I relitti ora sono costantemente monitorati.
Sull' Archeologia della laguna di Venezia sono state scritte varie opere, tra cui:

La galea ritrovata
L isola dei morti di Manfredi
La galea di San Marco in boccolana

Anche il MOSE ha un suo impatto archeologico per cui è stata realizzata una valutazione d'impatto. A tal fine sono state fatte delle ricognizioni grazie alle quali sono stati scoperti dei relitti sommersi.
Il progetto del MOSE è stato variato nei tratti in cui passava sul relitto.


III intervento
Rubinic

Lo scavo può essere considerato come una sorta di tutela del patrimonio così anche come l'inventariazione dei reperti presenti nei magazzini.
Nel 2002 la località Braida Murada di Aquileia è stata scavata dall'Università di Udine e dalla Soprintendenza che si sono concentrate sull'area delle grandi terme forti di un grosso contributo economico.
L'anfiteatro si trova vicino alle terme, ma attualmente giace sotto una vigna.
La pianta delle terme di Aquileia è assimilabile a quelle di Caracalla.
Sono stati scavati le Natatio, il Tepidarium, il frigidarium, etc.
Dopo la dismissione, le terme diventarono una sorta di discarica nella quale è stato rinvenuto molto materiale tra cui il busto di una copia greca.
Nello scavo è persino emerso il basolato del decumano.
I resti di mosaici sono vitrei con foglia d'oro e di splendida manifattura.
Nel Medioevo vi è l'inizio della spogliazione sistematica e definitiva.
Sono state fatte delle pubblicazioni dal titolo "Aquileia Nostra" e presto verranno pubblicati dei quaderni sull'argomento.
È stato creato un laboratorio ad Aquileia dove gli studenti studiano il materiale senza trasportalo fino ad Udine.
Sono stati realizzati dei modelli tridimensionali delle terme.
Si è parlato anche di una musealizzazione del manufatto che non si è concretizzata in quanto è stato preferito concentrarsi sui modelli tridimensionali.
Il progetto MIRAGE è nato come una sorta di GIS di tutte le tesserine di mosaico, nonché per l'avvio di procedure semiautomatiche di ricostruzione dei mosaici ed è arrivato semifinalista a Startcup.

IV INTERVENTO
Italia Nostra

L'associazione svolge per lo più attività di tipo editoriale. La sezione di Gorizia è stata fondata nel 1969 e il primo presidente fu il conte Guglielmo Coronini Kromberg che ne rimase alla sua guida per quasi trent'anni.
Italia Nostra si occupa sia di tutela dei beni culturali che di quella dei beni ambientali.
Le sue pubblicazioni sono state molto utili perché hanno avuto il valore di denuncia e molti beni caduti in degrado sono stati recupati: il Lacus Timavi è stato salvato dalla costruzione di un impianto della Snam, la fontana del Nettuno di Gorizia è stata restaurata, così come altri monumenti.
Italia Nostra si è anche occupata della fortezza gradiscana proponendo all'interno di un dibattito, delle ipotesi di recupero del castello.
In un convegno nel 2004 si è parlato del castello di Sagrado.
Nel 2007 Italia Nostra si è occupata si è occupata per la prima volta della gestione di un restauro per una statua di Giovanni Niponuceno. In seguito si è occupata del restauro della porta Leopoldina del castello di Gorizia.
La muraglia del castello che verrà forata per la realizzazione dell'ascensore risale al 1500 - 1600.
Italia Nostra ha realizzato una piccola biblioteca che dispone di 610 libri di cui presto i titoli verranno messi in rete.
Il restauro della fontana del Nettuno è stato curato dall'architetto Elisa Trani che ha operato attraverso lo studio stratigrafico del monumento. La vasca è stata impermeabilizzata. L'inaugurazione è del 2001.
La statua di San Giovanni Neponuceno presentava vecchi segni di restauro. Sono state fatte delle mappature per individuare le varie problematiche.
L'equipe che si è occupata del restauro era varia: vi era un architetto, un archeologo e un geologo che si è occupato dello studio del materiale lapideo.
Parte del braccio è stata ricostruita per mezzo di iniezioni localizzate di resina.
L'altro grosso intervento è stato quello della porta Leopoldina. Negli anni '50 sono avvenuti i primi restauri.
La struttura è formata da conci a bauletto con stemmi dei conti di Gorizia e l'aquila bicipite. Questa porta è assimetrica.
Utili sono state le conoscenze stratigrafiche. Anche in questo caso sono stati prelevati dei campioni.
Vi è stata la rimozione della vegetazione, interventi di microsabbiatura, mini interventi di consolidamento e ripristino.
A breve partirà l'intervento di riqualificazione di viale D'Annunzio.
L'ultimo restauro effettuato da Italia Nostra è di un'altra statua di Giovanni Neponuceno che è risultata composta da due statue diverse.
Nel 2002 è cominciata la progettazione del restauro del monastero di via Santa Chiara che a fine mese verra consegnato e diventerà la sede dell'Università di Udine.
Vi sono stati dei consolidamenti strutturali molto ingenti inserendo telai per le problematiche antisismiche e fibre di carbonio per le facciate.
Il pozzo presente in piazza S. Antonio era originariamente ubicato nel chiostro del Monastero. Il pozzo non è stato riposizionato, ma è stato identificato graficamente all'interno del chiostro.
L' Associazione di architettura timida vuole proporre un arresto momentaneo e guardare ai beni culturali con timidezza e umiltà. Ha persino proposto una carta del restauro su modello della patente a punti con relative sanzioni.

martedì 9 novembre 2010

IL SOLARE A GORIZIA: ISTRUZIONI PER L'USO

Legambiente Gorizia, col patrocinio della Provincia di Gorizia organizza la conferenza "IL SOLARE A GORIZIA: ISTRUZIONI PER L'USO" - Venerdì 19 novembre 2010 ore 18.00, Sala conferenze del Liceo classico, viale XX Settembre 12 - Gorizia. Introducono: Luca Cadez, Presidente di Legambiente Gorizia, Mara Cernic, Assessore all'Ambiente della Provincia di Gorizia. Relatori: Alessandra Lepore - resp. sportello energia di Legambiente F.V.G., Referenti progetto GOEliosFamily delle Banca Popolare di Cividale e della Federazione Banche di Credito Cooperativo del F.V.G.

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