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domenica 14 novembre 2010

Appunti dalla conferenza "come tutelare il nostro patrimonio culturale?

I intervento
Dott. Alessandrini

La conferenza è dedicata a Rodolfo Sidiero che è stato grande cacciatore d'opere d'arte. Grazie a lui, infatti, il discobolo? è rientrato in Italia.
Tra i volti noti degli "archeologi abusivi" vi è Pietro Casasanta che è un grande tombarolo italiano che ha scovato la triade capitolina.
Giacomo Medici è un altro tombarolo che fu scoperto tramite le corrispondenze con i trafficanti e i direttori di musei europei che acquistavano i reperti da lui trafugati.
Robert Emanuel Echt era un criminale assoluto, che venne cacciato anche dalla Turchia. Ebbe rapporti con Medici.
La criminalità in questo campo è strutturata gerarchicamente. Alla base ci sono i tombaroli, i trafficanti medi e i grandi trafficanti come Robert Hect.
Altri volti noti dei trafficanti di reperti furono Robert Science e Cristos. Il secondo morì e i parenti reclamano l'eredità archeologica al suo compagno. In realtà il materiale contenuto nei loro immensi magazzini stava per essere venduto negli Stati Uniti, ma per fortuna è stato recuperato.
Geronimo Icemberg è un antiquario americano nel cui negozio sono stati trovati alcuni reperti di Medici. Alessandrini ha individuato i reperti perché li ha visti sul sito Internet dell'antiquario che fortunatamente ha restituito dei pezzi.
White e Levi sono due coniugi che possiedono collezioni eccezionali, ma trafugate. Fortunatamente hanno restituito alcuni pezzi.
Von Bot? è uno studioso di ceramiche che vendeva abusivamente dei reperti al Metropolitan Museum.
Sempre al Metropolitan Museum ci sono ancora molte di opere che ci dovrebbero essere restituite. Anche un direttore del Metropolitan ha trafugato dei tesori in Italia che ha portato poi presso il proprio museo.
John Paul Ghetti comprava qualsiasi materiale e lo faceva restaurare.
La Demetra, o Venere Morgantina, in possesso di Mary True, sta per rientrare in Italia.
I musei americani sono pieni di opere trafugate in Italia. Tutti, naturalmente, dicono di aver aver acquistato le opere in buona fede.
Anche i musei universitari acquistano reperti senza provenienza come ad esempio quella di Howard.
Hect è talmente noto che ha persino scritto una sua autobiografia nella quale parla di uno scavo e di reperti in questo trafugati.
I grandi collezionisti sono ancora peggio come ad esempio Ortis. Raramente i musei restituiscono i pezzi poiché dicono di agire in buona fede.
Anche il Louvre compra opere trafugate.
È difficile fare trattative, infatti, non sempre i reperti vengono restituiti nonostante l'esposizione delle prove.
Molte opere si trovano a Copenaghen.
Alcuni di questi trafficanti emettevano anche fattura come Oriuci.

II intervento

La tutela del patrimonio culturale sommerso
Dott Luigi Fozzati

Il patrimonio culturale sommerso si trova cosparso per una lunghezza di oltre 7000km di costa.
Ci sono fenomeni erosivi lungo le coste che degradano notevolmente il patrimonio, mentre le spiagge si stanno urbanizzando. Tutto ciò, naturalmente, danneggia i reperti archeologici sommersi.
Recentemente si è operato con la prassi dell'archeologia preventiva che consiste nel trattare i siti subacquei con la stessa tutela applicata a quelli terrestri.
Ad oggi, purtroppo, non esiste una catalogazione dei beni sommersi.
È stata avviata la realizzazione di una carta archeologica subacquea anche per Venezia nell'ambito del progetto "Archeomar" visibile anche sul sito, ma solamente al dettaglio generale perché lo specifico e ad accesso riservato.
La tutela della laguna di Venezia è stata avviata nel periodo in cui venivano realizzate grandi opere.
Anche il Piano Regolatore di Venezia si occupò di questo, infatti tutti i privati che scavavano dovevano inviare il progetto alla Soprintendenza.
Venne realizzata una carta archeologica informatizzata della laguna.
Importanti sono le immagini satellitari dalle quali si posso individuare i relitti.
Un pericolo è anche costituito dalla pesca intensiva a rastrellamento che comunque è proibita anche se abusivamente è ancora praticata.
Nell'ambito dell'indagine si individuò la morfologia antica dell' isola, il monastero benedettino e alcuni relitti. Tale area fu prosciugata ed emersero due relitti che sono stati fotografati e poi nuovamente sommersi poiché il recupero sarebbe stato troppo costoso. I relitti ora sono costantemente monitorati.
Sull' Archeologia della laguna di Venezia sono state scritte varie opere, tra cui:

La galea ritrovata
L isola dei morti di Manfredi
La galea di San Marco in boccolana

Anche il MOSE ha un suo impatto archeologico per cui è stata realizzata una valutazione d'impatto. A tal fine sono state fatte delle ricognizioni grazie alle quali sono stati scoperti dei relitti sommersi.
Il progetto del MOSE è stato variato nei tratti in cui passava sul relitto.


III intervento
Rubinic

Lo scavo può essere considerato come una sorta di tutela del patrimonio così anche come l'inventariazione dei reperti presenti nei magazzini.
Nel 2002 la località Braida Murada di Aquileia è stata scavata dall'Università di Udine e dalla Soprintendenza che si sono concentrate sull'area delle grandi terme forti di un grosso contributo economico.
L'anfiteatro si trova vicino alle terme, ma attualmente giace sotto una vigna.
La pianta delle terme di Aquileia è assimilabile a quelle di Caracalla.
Sono stati scavati le Natatio, il Tepidarium, il frigidarium, etc.
Dopo la dismissione, le terme diventarono una sorta di discarica nella quale è stato rinvenuto molto materiale tra cui il busto di una copia greca.
Nello scavo è persino emerso il basolato del decumano.
I resti di mosaici sono vitrei con foglia d'oro e di splendida manifattura.
Nel Medioevo vi è l'inizio della spogliazione sistematica e definitiva.
Sono state fatte delle pubblicazioni dal titolo "Aquileia Nostra" e presto verranno pubblicati dei quaderni sull'argomento.
È stato creato un laboratorio ad Aquileia dove gli studenti studiano il materiale senza trasportalo fino ad Udine.
Sono stati realizzati dei modelli tridimensionali delle terme.
Si è parlato anche di una musealizzazione del manufatto che non si è concretizzata in quanto è stato preferito concentrarsi sui modelli tridimensionali.
Il progetto MIRAGE è nato come una sorta di GIS di tutte le tesserine di mosaico, nonché per l'avvio di procedure semiautomatiche di ricostruzione dei mosaici ed è arrivato semifinalista a Startcup.

IV INTERVENTO
Italia Nostra

L'associazione svolge per lo più attività di tipo editoriale. La sezione di Gorizia è stata fondata nel 1969 e il primo presidente fu il conte Guglielmo Coronini Kromberg che ne rimase alla sua guida per quasi trent'anni.
Italia Nostra si occupa sia di tutela dei beni culturali che di quella dei beni ambientali.
Le sue pubblicazioni sono state molto utili perché hanno avuto il valore di denuncia e molti beni caduti in degrado sono stati recupati: il Lacus Timavi è stato salvato dalla costruzione di un impianto della Snam, la fontana del Nettuno di Gorizia è stata restaurata, così come altri monumenti.
Italia Nostra si è anche occupata della fortezza gradiscana proponendo all'interno di un dibattito, delle ipotesi di recupero del castello.
In un convegno nel 2004 si è parlato del castello di Sagrado.
Nel 2007 Italia Nostra si è occupata si è occupata per la prima volta della gestione di un restauro per una statua di Giovanni Niponuceno. In seguito si è occupata del restauro della porta Leopoldina del castello di Gorizia.
La muraglia del castello che verrà forata per la realizzazione dell'ascensore risale al 1500 - 1600.
Italia Nostra ha realizzato una piccola biblioteca che dispone di 610 libri di cui presto i titoli verranno messi in rete.
Il restauro della fontana del Nettuno è stato curato dall'architetto Elisa Trani che ha operato attraverso lo studio stratigrafico del monumento. La vasca è stata impermeabilizzata. L'inaugurazione è del 2001.
La statua di San Giovanni Neponuceno presentava vecchi segni di restauro. Sono state fatte delle mappature per individuare le varie problematiche.
L'equipe che si è occupata del restauro era varia: vi era un architetto, un archeologo e un geologo che si è occupato dello studio del materiale lapideo.
Parte del braccio è stata ricostruita per mezzo di iniezioni localizzate di resina.
L'altro grosso intervento è stato quello della porta Leopoldina. Negli anni '50 sono avvenuti i primi restauri.
La struttura è formata da conci a bauletto con stemmi dei conti di Gorizia e l'aquila bicipite. Questa porta è assimetrica.
Utili sono state le conoscenze stratigrafiche. Anche in questo caso sono stati prelevati dei campioni.
Vi è stata la rimozione della vegetazione, interventi di microsabbiatura, mini interventi di consolidamento e ripristino.
A breve partirà l'intervento di riqualificazione di viale D'Annunzio.
L'ultimo restauro effettuato da Italia Nostra è di un'altra statua di Giovanni Neponuceno che è risultata composta da due statue diverse.
Nel 2002 è cominciata la progettazione del restauro del monastero di via Santa Chiara che a fine mese verra consegnato e diventerà la sede dell'Università di Udine.
Vi sono stati dei consolidamenti strutturali molto ingenti inserendo telai per le problematiche antisismiche e fibre di carbonio per le facciate.
Il pozzo presente in piazza S. Antonio era originariamente ubicato nel chiostro del Monastero. Il pozzo non è stato riposizionato, ma è stato identificato graficamente all'interno del chiostro.
L' Associazione di architettura timida vuole proporre un arresto momentaneo e guardare ai beni culturali con timidezza e umiltà. Ha persino proposto una carta del restauro su modello della patente a punti con relative sanzioni.

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