Gorizia, 24.04.2010
Streghe, Orchi e Krivapete
Intervento a cura di: Anna Deghenart
Quando gli uomoni non sapevano come spiegare i fenomeni ipotizzavano che questi fossero causati dalla presenza di entità misteriose.
Ed ecco che si materializzavano nelle menti esseri mitici, bestie antropomorfe (Sirene, arpie e Basilisco) ed extraterrestri.
Le caverne possono essere considerate come catalizzatori di energie terrestri e telluriche. Infatti qui vi troviamo spesso luoghi di culto dove avveniva la magia bianca e nera, ma anche i rituali del paganesimo. Vi si svolgevano vari riti: canti, banchetti per trascendere la conoscenza umana.
Nelle grotte ci sono 2 condizioni:
1. Oscurità: l'uomo si trova davanti all'ignoto (vi sono esseri irreali???) e pertanto si scatenano le paure.
2. Atemporalità: a causa della mancanza della luce solare;
Queste condizioni sono collegate con la psiche. Essendoci un legame con le energie telluriche provenienti dalla terra, la caverna si collega con il mondo degli inferi e ciò può scatenare delle paure ma essendo chiusa può essere anche un luogo di protezione da ciò che si trova all'esterno. Sono spesso concepite come un utero che protegge il feto.
L'acqua nella caverna ha un ruolo fondamentale. Le Acquane sono fate d'acqua (chiamate saghe in Grecia, avana, aguana, anguana, sagana, saguana, etc) possono avere capelli dorati o azzurri vestite di bianco e cantano inebriando i passanti. Sono bellissime (buone) o bruttissime (cattive, vestite di nero, pelose, antropofaghe, catturano i bambini, rubano le anime) e per certi aspetti ricordano le watershee irlandesi.
Nel Culto del Dio mitra l'uccisione del toro comportava la nascita di frutti e animali, etc.
Gesù Cristo nasce in un grotta dopo la morte viene portato in una grotta e risorge da questa.
Acquana angoris presso il colle di Medea avevano un aspetto di fanciulle vestite come all'epoca. Sono riscontrabili anche a Borgnano. La loro biancheria era stesa sulle sponde dello judrio.
Le donne selvatiche quando vedevano le donne umane se le mangiavano.
Anche le krivapete erano donne di acqua, ma brutte.
Il Rosso e il nero vengono introdotti dalla Spagna con la conquista dell'America e diventa di uso comune in Europa. Questi colori entrano anche nelle leggende dai colori quindi possiamo datare la leggenda ad una determinata epoca.
Intervento a cura di: Franco Gherlizza
A Torreano c'era un uomo che era andato «a far compagnia» alle agane e, dopo essere stato con loro, uscì: erano passati cento anni!!!
Nelle aree a confine vi è un'importazione della tradizione slovena e austriaca.
I teschi degli orsi che venivano trovati nelle caverne della Stiria erano spesso scambiati per scheletri di draghi.
La presenza dei Diavoli sul confine con la Slovenia è frequente, mentre quella delle agane si riscontra in fascia alpina e prealpina vicino alle risorgive, i draghi nei territori vicini all'Austria e le krivopete e torche nelle Valli del Natisone.
Solitamente le zone di risorgiva sono accompagnate da leggende.
Le grotte del diavolo sono concentrate sul confine sloveno vicino a Trieste. Gli abitanti usavano buttare dentro alle caverne verticali un calderone con la pece bollente affinché lui lo mangiasse e morisse. Tale tradizione è presente fino in Dalmazia. Abbiamo qualcosa di simile anche nel cividalese.
Alcuni credevano che il diavolo avesse creato tutti i buchi del Carso.
I draghi sono, contrariamente all'oriente,cattivi. Sono gli aiutanti dei diavoli e sono una sorta di pippistrello. Li ritroviamo nelle Prealpi Giulie.
Le Agane (acquane) per certi aspetti sono state paragonate alle benandanti in qualità dei loro poteri magici. Sono presenti in prossimità delle Prealpi Giulie e Carniche.
La fate fanno riferimento al culto della dea madre e della fertilità. Con il cristianesimo si pensava che nelle grotte ci fossero draghi e diavoli e così le caverne vennero abbandonate.
Una leggenda islandese fa risalire le fate ad Adamo ed Eva.
Tra le streghe ritroviamo le Krivopete le torche e le agane. Hanno tutte i piedi rivolti all'indietro forse con il significato di un qualcosa contrario alla morale.
A Trieste l'unica strega è la bora e il figlio è borino. Si dice anche che la bora fosse una ninfa del bosco innamorata di Taranis (dio celtico) e quando gli uomini tagliarono l'albero a lui dedicato lei se la prese e cominciò a soffiare per infastidire gli umani.
Le Krivopete si trovano anche sulle Prealpi Giulie.
La strega chiamata Pagana forse deriva dai pagans, o forse si tartta della traduzione sbagliata di agane?
I Pagans erano gli abitanti del pago (della campagna) ovvero contadini trogloditi che vivevano nelle caverne, oppure gente che rifiutava il cristianesimo e si ritirava nei boschi.
Salvans e il pagans hanno tratti in comune.
Silvani, Yeti, bigfoot, e orchi derivano da satiri e sileni
Le torche sono considerate un' interpretazione delle Krivopete.
Gli Orchi (Horculat) sono presenti sulle Alpi Giulie. Si narra che a San Simeone fosse stato rinchiuso nella terra l' horculat e ogni tanto scatena terremoti.
Gli Gnomi sono provenienti dalla tradizione nordica. Fanno parte di questi i Guriutus che sono tipici della cultura carnica di Paularo. Sono pelosi e custodi di tesori naturali.
Nella cultura più carsica sono presenti i folletti. Tra questi gli Skrat e i Skarific che sono piccoli, pelosi e con il cappello verde.
Molte anche sono le grotte nelle quali si dice che vi siano dei tesori.
Intervento a cura di: Maurizio Tavagnutti
Sreghe, orchi e krivapete
Skrat torche e krivapete si collocano lungo il confine con la Slovenia, mentre Barbole e agane in pianura.
Le caverne hanno fatto muovere la fantasia dell'uomo.
Il Chalchut era un essere mitologico che aggrediva la persona nel sonno poiché si posizionava sullo stomaco del dormiente e lo tormentava tutta la notte. È facile oggi pensare che si tratta di una cosa del tutto normale. Per non essere assaliti dsl mostro bisognava mangiare molto leggero prima di andare a letto.
Il fulmine era un fenomeno di cui non si era in grado di fornire una spiegazione e su questo i contadini hanno dato vita a delle credenze anche religiose. In passato quando c'erano i fulmini si usava mettere della cenere e un ramo d'ulivo Benedetto fuori dalla porta per proteggere la casa.
Spesso queste leggende sono create da paure e da credenze religiose.
Originariamente il cristianesimo, pur fortemente antimagico, non era così oppressivo con le streghe fino all'epoca medievale c'erano delle punizioni moderate per le presunte streghe questo per non creare problemi politici. Sono nel 1300 con il Papa Giovanni XXII inizia la caccia e la tortura alle streghe.
Vi erano 1000 casi di inquisizione in Friuli, ma solo due casi si sono risolti male gli altri, invece, con punizioni più modeste quali digiuni e preghiere.
Questo atteggiamento della chiesa non fece altro che avvallare l'esistenza delle streghe e quindi il popolo aveva paura e la chiesa sfruttava questo potere per dominare la plebe.
Adolfo Zorzut nel 1921 ci racconta le storie friulane. Dedica un racconto ad una strega che in realtà non era tale. Era semplicemente una donna vecchia, gobba e brutta che viveva da sola perché gli altri la emarginavano in quanto diversa. E questo è un tratto comune a tutte le presunte streghe.
Questa donna viene perseguitata dal popolo e bruciata. La storia è ambientata nelle valli dello Iudrio.
Nella Turknaiama, grotta delle torche, ad esempio, vivevano due donne emarginate.
Il cristianesimo tentò di eliminare queste credenze che ancora oggi persistono.
I boschi e il Carso hanno contribuito ad alimentare la fantasia.
Molte volte fuori dalle grotte si mettevano dei cartelli di pericolo di morte.
Nei corsi d'acqua era caratteristica la presenza delle Aguane.
Le leggende riguardanti Castelmonte parlano della Madonna e del diavolo. Tutto ha origine con il ponte del diavolo di Cividale. Tutte le costruzioni architettoniche un po' ardite trovavano spiegazione nella loro costruzione da parte del diavolo. Il diavolo costruì il ponte per raggiungere la cima del Castelmonte per arrivare lì prima della Madonna ed impossessarsene. La Madonna arriva per prima, il diavolo incavolato fa un salto e balza nel territorio dietro a Castelmonte e fa un buco che viene chiamato la «grotta del diavolo». Un' altra leggenda narra che la Madonna si fosse riposata nei pressi della cima lasciando l'impronta del suo corpo e del suo piede. In realtà si tratta di un fenomeno carsico.
Vi sono leggende in tutto il Friuli sul piede della Madonna per esempio a Taipana ce ne è una datata 1221.
A San Giovanni d' Antro si era rifugiata una regina e, esternamente, Attila l'attaccava.
A Tribil Superiore vicino al monte Cum si parlava dell'esistenza di tre figure mitologiche femminili che vivevano nelle grotte in cima al monte.
Sempre in prossimità di questo monte cadde una pastorella in un pozzo, i suoi capelli biondi furono ritrovati molto tempo dopo in un lago. Infatti la pastorella era andata incontro alla sua morte perchè si divertiva a gettare sassi nel pozzo dello skrat che la prese e la gettò giù.
In tutto il Friuli si gettava un cane nero nel pozzo.
Gli skrat erano dei bambini nati morti. Erano molto dispettosi.
Le storche, torche e krivapete sono la stessa cosa e hanno tutte i piedi rivolti indietro.
Le storke le krivapete e le agane non lavoravano ma avevano la conoscenza su tutto infatti si narra che una di queste fu catturata dal popolo e la liberarono solo dopo che ella aveva insegnato loro tutto ciò di cui avevano bisogno.
Queste streghe ad un certo punto iniziarono a sposarsi con gli uomini. Tutte sono crudeli.
Il laghetto sul Mataiur era considerato un luogo di ritrovo di queste streghe.
Nella valle dello Iudrio ci sono diverse leggende collegate con l'orco che mette un piede su una parte e l'altro sull'altra parte della montagna e fa tremare la terra.
Intervento a cura di: Roberto Iacovizzi
Sbilfs
Lo Sbilfs è definito dal Pirona come una persona intollerante e impetuosa. Il termine veniva adoperato comunemente al femminile: «Che femina ie un sbilfs!»
Si chiamavano originariamente «spir folets».
Potrebbero essere una sorta di alterego del carattere carnico.
Vivevano nei boschi e nelle caverne.
Gli sbilfs rispettano la natura. Perfino tagliare un ramo era un atteggiamento riprovevole.
In Carnia esistevano molti sbilfs. Erano buoni e cattivi. Sfaccendati e servizievoli. Ladri o custodi. Insomma tutti gli umani generi.
Non vogliono essere riconosciuti nè chiamati per nome.
Si racconta che il Tiruriti di Forni di Sopra disse: «maledetto chi dirà il mio nome!»
L'anonimato era per loro una sorta di protezione. Il Bogfoot disse che se qualcuno avesse pronunciato il suo nome lui sarebbe sparito.
Tutti i folletti sono permalosi. (V. Bogfoot).
Quando gli sbilfs si trovano davanti una ragazza le insegnano a fare un tipico piatto carnico.
Gli sbilfs erano le anime dei bambini morti senza battesimo. In Carnia fino al 1700, quindi, si battezzavano anche i bambini morti.
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