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martedì 12 giugno 2012

Ireland: day seven

Belfast è una città molto interessante sia dal punto di vista politico che storico, essa infatti risulta essere divisa letteralmente in due da un muro che separa la parte cattolica da quella protestante.
Quando sono arrivata a Belfast ho trovato una situazione di tensione: non è consigliabile attraversare la parte protestante nè a piedi nè con mezzo irlandese o italiano (o di qualsivoglia paese cattolico), si rischia in fatti di essere presi a sassate. Come dicevo nel post precedente, non è consigliabile entrare nei pub con la bandiera nera esposta all'esterno, non è consigliabile fare foto ai famosi murales a tema politico situati nella parte cattolica.
La situazione è peggio di quanto pensassi, nonostante la pace dichiarata cinque anni fa, la città è divisa fisicamente (muri e dogane) e mentalmente in due parti quasi si trattasse di città in lotta tra loro. Un'enorme barricata si erge sulle case cattoliche a protezione dell'eventuale lancio di oggetti ad opera dei protestanti.
La city hall, il centro città, è l'unica parte neutrale dove si può stare relativamente tranquilli.
I quartieri cattolici contrastano per stile a rispetto del bellissimo centro cittadino (una sorta di commistione di palazzi nuovi e storici), infatti essi sono degradati e sono rimasti tali in memoria della loro distruzione durante i periodi di lotta.
Quando ci siamo fermati in prossimità dei murales non ho avuto il coraggio di scendere a forografarli: sarebbe stato pericoloso.
Sono rimasta davvero colpita da questa città e continuo a chiedermi come le persone possano vivere in questo modo assurdo, covando l'odio gli uni per gli altri.
Sulla strada verso Dublino, in prossimità della Boyne Valley, ci siamo fermati a Monansterboice, un cimitero, attualmente in uso, dove vi è la più bella croce celtica d'Irlanda.
Una volta giunti a Dublino siamo andati a mangiare al pub O'Neill, vicino a Grafton St., per festeggiare i miei ventuno anni per la terza volta. Leo ha potuto finalmente sorseggiare una Kilkenny, difficilissima da trovare nei pub. Successivamente ci siamo dedicati allo shopping selvaggio: oltre ai solito gadget, mi sono comprata un vestito da Sugarbabe in Henry St., la via dei centri commerciali (che svaligerò la prossima volta che torno a Dublino perché i prezzi sono irrisori!), una teglia in silicone per i muffin, un cappello da Leprecaun e un cd di musica tradizionale da Celtic Note.
La sera ci siamo spostati dall'hotel, che si trova proprio dietro lo stadio di Dublino, a Temple Bar (25 minuti a piedi) dove abbiamo passato la serata nel pub Temple Bar dove abbiamo ascoltato musica irlandese tradizionale.

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