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domenica 21 agosto 2011

Ad portis orientis. Gli slavi e il patriarcato di Aquileia GLI SLAVI E IL PATRIARCATO DI AQUILEIA

convegno organizzato dall'Accademia di Studi Medioevali Jauffè Rudel

23 maggio 2008 – dott. Angelo Floramo


Attraverso la strata hungarorum giunsero le popolazioni slave che ripopolarono il Friuli Venezia Giulia.

Il termine “Triglav” viene riferito ad una divinità nei pressi di Trieste (divinità splendente, frequenti sono i richiami al sole nella mitologia slava) viene rappresentato oggi come un monte a tre punte.

La chiesa di San Giovanni in Tuba costituisce il sacello per quattro santi (San Giovanni, San Giorgio, etc.) che rappresentano le quattro stagioni. Si trovava praticamente su un percorso di pellegrinaggio protostorico.

In realtà il patriarcato di Aquileia, dal punto di vista della fede, si espandeva ben oltre ai suoi reali confini fisici esercitando, quindi, su quei territori la sua influenza.

L'attuale denominazione del fiume Timavo deriva dal termine “Timav” che si riferisce alle simbologie dei numeri 7/9 relative al numero delle bocche da cui fuoriesce il fiume. Il fiume, che si interra è poi riemerge, è considerato come metafora della morte e della resurrezione.

Il toponimo di Duino deriva da “Devin” che significa “vergine”. A questo termine è legata la leggenda della Dama Bianca: pur di non essere posseduta si lanciò dal castello e si trasformò in una parete rocciosa dello scoglio.

Moch è una divinità che ritroviamo a Duino: Sono presenti vari toponimi legati al nome di questa dea. Essa veniva rappreszentata come una sirena in posizioni “ginecologiche” perchè simboleggiava un passaggio.

Gli antichi dei sono stati rielaborati nei santi del cristianesimo.

Juri e, successivamente, Orion vengono tradizionalmente collegati alla figura di Elias. Sono rappresentati come pastori/cacciatori vestiti di pelli con la barba lunga: giunge il corvo che porge loro il miele che rappresenta il simbolo solare.

I testi classici ci riferiscono del rituale per il passaggio nell'aldilà di Orion: venne prima avvolto in una pelle e fu poi cosparso di urina (Orion, urina?).

Le sepolture slave erano di tipo a tumolo, il corpo veniva bruciato più volte affinchè durante la decomposizione non si potesse creare una situazione di “non-morte” (da qui derivano le leggende sui vampiri e sugli zombies). Sul morto poteva anche venir disposto un masso. Così facendo si permetteva al defunto di abbandonare il mondo dei vivi. Se ciò non veniva fatto la sua anima non poteva migrare nell'aldilà. Anche in questa tradizione possiamo individuare il riferimento alla morte e alla resurrezione.

In un'altra immagine vi è un dio slavo rappresentante il fuoco. Esso si diparte da una svastica che rappresenta un simbolo solare che venne usato già dagli Etruschi.

La rappresentazione di San Giorgio e il drago ha delle similitudini con il racconto delle “Argonautiche” il cui protagonista (Giasone) parte alla ricerca del vello d'oro che è protetto da un drago. Tale episodio, inoltre, ci riconduce al leggendario giardino delle esperidi dove l'albero delle mele d'oro è protetto proprio da un drago.

In epoca cristiana, possiamo quindi affermare, che Giasone diviene San Giorgio che combatte contro il drago la cui rappresentazione è piuttosto frequente, ricordiamo infatti il suo richiamo nell'opera di Antonì Gaudì y Cornet conosciuta come “Casa Battlò” di cui si dice che nel tetto, composto da coppi a forma di squame di drago, sia conficcata una spada che ricorda l'episodio di San Giorgio e il drago.

Alla fondazione di una nuova città veniva insediato un trono di pietra o qualcosa che richiamasse la forma di una montagna. Anche il patriarca aveva un trono in pietra che dava maggior regalità rispetto ad uno ligneo.

Nei mosaici di Aquileia possiamo ritrovare i seguenti episodi:

  • Giona imprigionato per tre giorni e tre notti nello stomaco di un mostro marino: questa rappresentazione fa riferimento alla morte e alla resurrezione.

  • Un capretto che inizialmente era un drago, in seguito poi ritoccato, sta vicino ad un paniere con 12 pani che rappresentano le mele d'oro delle esperidi.

In Armenia si diceva che le chiese venivano fondate nel seguente modo: arrivava Gesù con il carro trainato da cavalli. Un altare emergeva dal suolo (riferimento all'episodio della pietra di fondazione) e su questo c'era una svastica. La croce sopra l'altare era asimmetrica: la natura è caos, quindi l'asimmetria è perfezione.

Anche Beleno, dio dei celti, è un dio solare.

Il culto mitraico risulta anch'esso legato alla venerazione del sole.


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