Le Courbusier. Charles Edouard Jeanneret, che assumerà lo pseudonimo di Le Courbusier nel 1920, nasce a Chaux de Fonds, città della Svizzera nota per la produzione di orologi, nel 1887.
La sua formazione incomincia nel campo dell' incisione delle casse di orologi per proseguire nel settore architettonico.
L' interazione tra industria e arti visive rimarrà una costante nella sua attività. Sempre sarà affascinato dalla nuova era meccanicista rimanendo in particolare legato all' areopolano, all' automobile e ai piroscafi di cui parlerà nel suo libro “Vers une architecture ” del 1923 come esempi da imitare nella costruzione degli edifici concepiti come "macchine da abitare". Egli propenderà sempre per la standardizzazzione dei pezzi di edifici da parte dell' industria.
La sua formazione, nel campo dell' architettura, venne assicurata dagli innumerevoli viaggi che egli fece in Europa. Durante questi viaggi scopre i temi dell' antichità per mezzo della rivalutazione dell' architettura attraverso le forme “pure”. La grafia dei suoi schizzi, ad esempio, nella rappresentazione di villa Adriana a Tivoli, è lontana da quella dei suoi contemporanei.
La sua rappresentazione per mezzo di forme pure stravolge la reale visione dell' oggetto stesso.
Nel fare ciò egli reinterpreta quello che vede. Le colonne non sono più tali ma sono dei semplici cilindri.
Egli riesce a dare un' altra visione dell' antichità.
Dal passato egli riprende anche il concetto di sezione aurea.
Talvolta appare contraddittorio poichè da una parte è critico nei confronti degli architetti del '900, impeganti ancora nel disegno dei capitelli e che non hanno acquisito la concezione dei volumi primari in quanto ciò non veniva insegnato all' Ecole de Beaux – Arts, dall' altra egli si rifà, rielaborandole, alle forme del passato.
Egli opera in un contesto temporale dove diffusi erano ancora i principi dell' art noveau ma si rivela piuttosto scettico nei loro confronti ed ha la capacità di distaccarsi da questa moda ed elaborare una sua concezione d' architettura grazie anche agli insegnamenti del suo maestro, l' ingegnere Auguste Perret, che lo induce
all' utilizzo del cemento armato. Per sempre ammirerà il ruolo dell' ingegnere, poichè egli è guidato dal calcolo e grazie a questo crea forme chiare ed impressionanti mentre, a suo parere, l' estetica dell' architetto era in rapida decadenza.
Colin Rowe, rifacendosi ad una citazione di Isaiah Berlin – la volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una importante - , aiuta a distinguere due approcci metodologici: il riccio è preoccupato del primato di avere una sola idea mentre la volpe è attenta ad avere una molteplicità di stimoli.
Via, via che ci si avvicina all' architettura moderna prevale un' idea unilaterale.
Il problema che Rowe si pone è quello sul dove collocare Le Courbusier. Si può riassumere la sua filosofia nella combinazione casa complicata - città semplice (anche se sembrerebbe più plausibile il contrario!) questa rappresenta, sostanzialmente, la sua più grande contraddizione tra urbanistica ed architettura, pertanto, Rowe ipotizza che egli fu una volpe travestita da riccio.
Le Courbusier, aspramente criticato e poco considerato dai suoi contemporanei per lo più formati presso le Beaux - Arts, fu non solo architetto e urbanista ma anche teorico delle due discipline e di lui ci rimane una grande letteratura.
In architettura teorizzò i punti dell' architettura moderna (pilotìs, pianta libera, facciata libera, finestra a nastro, tetto piano a giardino) nonchè un' unità di misura riferita alle dimensioni dell' uomo: il modulor. I suoi precedenti furono "soltanto" Vitruvio ed in seguito Leonardo da Vinci.
Il modulor non fu l' unica sua invenzione, ideò, nel 1914 un sistema strutturale denominato Maison Dominò (nome formato da "domus" e "innovazione") costituito da tre solette in latero cemento sorrette da pilotìs, collegate da una scala in assenza assoluta di pareti che consente di articolare la pianta e i prospetti dell' edificio in maniera indipendente dalla struttura.
In urbanistica respinge l' approccio della "medicina" attraverso il quale gli urbanisti europei intendevano "curare" le "città malate" e propone una "chirurgia totale" delle stesse.
Egli fu uno dei principali esponenti dell' architettura e dell' urbanistica moderna nonchè pittore purista.
Il risultato dell' architettura e dell' urbanistica di Le Courbusier, eterno indeciso sull' essere riccio o volpe, fu il prodotto di un collage. Gli oggetti che egli inserisce nascondono una loro antica origine ma nel contesto in cui li colloca essi assumono nuovo vigore e impatto.
Tra i suoi progetti più importanti in architettura si ricordano la Ville Savoye, l' Unitè d' habitation, e la cappella a Ronchamp.
In urbanistica i suoi progetti principali sono la Ville Contemporaine per 3.000.000 di abitanti da cui discenderanno il Plan Voisin e la Ville Radieuse che sono rielaborazioni della Ville Contemporaine del 1922.
Dopo la svolta degli anni '50 in cui realizza la Cappella di Notre – Dame – du – Haut, muore nel 1965.
La rottura con il passato: due filoni di pensiero. Ci fu un periodo, tra la fine dell' 800 e gli inizi del '900, in cui cominciarono a sussistere contemporaneamente due filoni di pensiero: da una parte c' era l' ormai affermata Ecole de Beaux – Arts la cui formazione degli studenti era rivolta agli stili del passato (gli stili classici) e dall' altra vi erano degli artisti che furono portatori di nuove tendenze.
Siamo in un periodo di passaggio nella storia dell' arte e dell' architettura: molti rimanevano legati al passato ed altri, invece, cominciavano a slegarsi dalla tradizione.
In pittura vi è un' inversione di tendenza che si verifica già a partire dal 1860 con il movimento impressionista. Qualche anno più tardi vi è la nascita di una nuova corrente che si diffonde, a partire dal Belgio e grazie
all' apporto dell' architetto Victor Horta, un nuovo e vasto movimento artistico denominato Art – noveau che interesserà in particolare l' architettura ma anche la pittura.
L' art – noveau in architettura si diffonde in tutta Europa e rappresenta un momento di cambiamento radicale della tradizione architettonica che si contrappone agli stili storici.
Questo "nuova arte", estremamente decorativista, diviene all' epoca una moda. Già da allora alcuni architetti si contrappongo a questa tendenza come ad esempio Adolf Loos.
Le Courbusier incomincia la sua attività in un periodo dove l' art - noveau era ancora diffusa. Egli si rivelò da subito piuttosto scettico nei confronti di questo movimento artistico criticando soprattutto il forte decorativismo tipico di questo stile.
L' architettura moderna. Nel 1921, al tempo dell' Esprit Noveau (nota rivista artistica e letteraria), l' architettura risulta essere ancora alimentata, un po' dappertutto, dallo spirito accademico che era ostile agli avvenimenti moderni, ma, il 1° gennaio del 1928 si iniziava a porre la problematica della casa dell' uomo moderno (la casa moderna!).
Vien da sè che dalla tematica della casa moderna si è poi passati all'organizzazzione spaziale dell' insieme delle case moderne: la città moderna!
L' architettura moderna fino ad oggi non è stata in grado di costruire la sua forma ideale di città, essa, infatti, è rimasta un progetto, un' utopia.
I postulati della architettura moderna sono stati troppo contraddittori, confusi e, per certi versi, troppo rigidi.
L' architettura moderna si configurava come un strumento in grado di creare libertà, uguaglianza e di risanare la società malata instaurandone una razionale e illuminata e al tempo stesso proclamava l' oggettività scientifica della disciplina.
La nuova architettura rispondeva allo spirito del tempo ("L' Esprit Noveau" da cui il nome della rivista) ed era socialmente terapeutica. Significava la fine della dissimulazione, delle vanità e del sotterfugio.
L' architetto del XX secolo diveniva una sorta di messia in grado di risollevare le sorti della' umanità modellando lo spazio, in altre parole si proponeva di creare una società giusta ed illuminata.
Egli svolge due funzioni: l'una verso la scienza e l' altra verso la società e sempre più questo connubio divenne fragile. Sotto lo strato di ideali vi si poteva trovare l' esuberanza dell' architetto che immaginava la città ideale.
Di fatto l' architettura moderna non era stata in grado di produrre un mondo migliore e per cui le fantasie utopiche cominciarono a ridimensionarsi, tuttavia rimaneva vivo un certo ottimismo che intravedeva, ad esempio, nelle soluzioni di Le Courbusier un trampolino di lancio verso la città del futuro.
La città ideale, così come concepita dall' architettura moderna, si configura come una sequenza continua di vuoti e radi pieni ciò, se fosse stato realizzato su larga scala, avrebbe creato nell' uomo una sensazione di disorientamento causata dalla omogeneità del paesaggio urbano.
Secondo Colin Rowe, la città ideale può sopravvivere solamente all' interno di una città reale senza questo sostegno la prima muore.
Al CIAM del 1933 erano state delineate le direttive di base da perseguirsi nella progettazione della città nuova ma già negli anni '40 le certezze sulla fattibilità della città moderna vennero a cadere. Nella conferenza del CIAM del 1947 intitolata “Heart of city” vennero a galla delle riserve relativamente all' impossibilità di realizzare una città indifferenziata. La città doveva possedere un “cuore” (ovvero un centro urbano facilmente riconoscibile).
Ciò, ovviamente, non giocò a favore delle teorie corbusierane.
L' anarchia dell' architetto. Nel momento in cui l' Esprit Noveau irrompe sulla scena mondiale, Le Courbusier diviene una figura pubblica di rilievo. Gli articoli che egli scrive su questa rivista, parte dei quali verranno raccolti nel suo libro "Vers une Architecture", lo presentano come un ribelle e un distruttore degli insegnamenti del passato. Verrà definito dai critici anticomunisti come il "cavallo di troia del bolscevismo". Successivamente lo chiameranno lo "scemo" o il "mostro" del "cemento brutale".
La sua figura venne trascurata in svariate occasioni.
CONFRONTI
Plan Voisin e la Cancelleria Reale (Asplund Gunnar). Un confronto può essere fatto tra il Plan Voisin (1925) e il progetto per la Cancelleria Reale (1922) realizzato da Gunnar Asplund, architetto appartenente alla stessa generazione di Le Courbusier.
Il Plan Voisin è una rielaborazione della Ville Contemporaine di Le Courbusier inserita, in base al metodo "do it yourself" o "cadavre exquis", nel paesaggio parigino.
Dal confronto emerge la tradizione stilistica e l' integrazione nel contesto da parte di Asplund Gunnar e la spinta innovativa e l' indipendenza dal contesto di Le Courbusier che propone un modello completamente sradicato dalla tradizione stilistica. Il primo esprime continuità mentre il secondo una dichiarazione di destino storico. Le Courbusier simula il futuro mentre Aslpund il passato, il primo fa teatro della profezia e il secondo il teatro della memoria.
Le Courbusier vuole esprimere la creazione di un mondo nuovo che sorge dalle ceneri di quello vecchio e nel fare ciò ha un rapporto di superficialità nei confronti dei monumenti.
Per Asplund è prioritario inserire il nuovo intervento all' interno di un contesto esistente ottenendo la massima integrazione tra l'edificio appena inserito e la partedi città più prossima ad esso stabilendo tra i due un rapporto dialettico mentre Le Courbusier rifiuta ogni possibile legame con il "mondo" esistente.
Il Palazzo delle Nazioni e le architetture tradizionali. Nel 1926 la Società delle Nazioni bandì un concorso per la costruzione del Palazzo delle Nazioni da localizzarsi a Ginevra a cui, tra gli altri, partecipò anche
Le Courbusier.
Egli progettò, in base ai suoi enunciati, un palazzo fatto con gli elementi delle città – giardino, delle case private creando in tal modo un Palazzo moderno.
All' Ecole de Beuax – Arts la visione del progetto di Le Courbusier suscitò scalpore subito dopo il quale furono inviati a Ginevra dei progetti con evidenti riflessi storicistici.
La Società delle Nazioni stabilì che il vincitore fosse l' architetto Nènot, già costruttore dell' edificio della Sorbonne, il quale conferma il clima di quegli anni: " sono felice per l' arte tout court; l' equipe dei francesi aveva per scopo, quando si è messa tra i concorrenti, di sconfiggere le barbarie. Chiamiamo barbarie un certo tipo di architettura che fa furore da qualche anno, nell' Europa orientale e settentrionale...Essa nega tutti i begli stili della storia, e, a ogni modo, fa oltraggio al senso comune e al buon gusto. Ma ha la peggio e tutto va bene".
Progetto per la città di San Diè e la new town di Harlow. Harlow offre, all' aspettatore che la guarda, una piazza del mercato reale.
Nel confronto fra Harlow è San Diè (1945) è possibile intravedere una coincidenza d' intenti. In entrambi i casi, infatti, l' intento del progettista è quello di creare un centro urbano significativo. Certamente Harlow raggiunge meglio lo scopo. Non per questo si preferisce una soluzione all' altra ma è significativo come i progettisti concorrono alla ricerca dell' importanza del luogo in maniera opposta. Il progettista di Harlow esegue la sua ricerca per mezzo dell' utilizzo di pieni mentre Le Courbusier si appella all' utilizzo di vuoti.
Nella conferenza dei CIAM del 1947 intitolata “Heart of city” vennero a galla delle riserve relativamente all' impossibilità di realizzare una città indifferenziata. La città doveva possedere un “cuore” (centro facilmente riconoscibile e gerarchicamente sovraordinato).
Forse un comune passante anzichè poter camminare ovunque preferirebbe imbattersi in qualche ostacolo.
Parma e San Diè. Se bisognasse spiegare a colui che non s' interessa delle tematiche in questione quali sono le differenze tra la città tradizionale e quella ideale secondo il pensiero di Le Courbusier, sarebbe opportuno mostrargli due piante: una pianta di una città "storica" come ad esempio lo è Parma e una pianta di una città le corbouseriana, ad esempio il progetto per San Diè. Dal confronto tra le due piante anch' egli sarebbe in grado di distinguere le differenze.
Dall' analisi dei pieni e dei vuoti la caratteristica principale che emerge da tale confronto è che la pianta di San Diè è caratterizzata da ampi spazi vuoti e da poche volumetrie architettoniche. L' opposto accade, invece, all' interno della pianta della città di Parma.
Un' altra caratteristica particolarmente evidente è la differente tipologia dell' edificato.
Il tessuto urbano (texture), nel caso di Parma, è in grado di creare degli spazi pubblici urbani.
Nel caso di Parma vi è una chiara dialettica tra gli oggetti e gli spazi presenti nella texture cosa che non avviene nel progetto di Le Courbusier.
Unitè d' habitation e gli Uffizi (Vasari). Dal confronto tra l' Unitè d' Habitation (1945 – 1952) di Le Courbusier e gli Uffizi del Vasari del XVI secolo ci si rende conto che l' effetto di Marsiglia è quello di creare una società privatizzata dove i servizi e le attrezzature si trovano all' interno della residenza, mentre la struttura degli Uffizi predispone ad un contatto pubblico.
Le Courbusier offre un edificio privato e isolato che fornisce dei servizi ad una clientela ristretta mentre
l' edificio del Vasari è sufficentemente ambiguo da permettere anche altri usi.
Unitè d' habitation e Palazzo del Quirinale. il Palazzo del Quirinale comprende al suo interno dei positivi standards di vita del XX secolo: esso è accessibile, riceve luce ed aria...
L' Unitè continua il suo isolamento, la parte estesa del Quirinale assume un comportamento di dialettica con il suo immediato intorno che è di tipo pubblico sul fronte strada e più intimo sul fronte dei giardini che si trovano sul suo retro.
CONTRAPPOSIZIONI
Manhattan e l' anti – Manhattan. Verso la metà degli anni '30 per la prima volta Le Courbusier visita New York e la sua impressione è che Manhattan sia "...un' enorme sogliola non sfilettata stesa su una roccia".
Egli, fin dai primi giorni della sua permanenza, sostiene che i grattacieli di Manhattan sono troppo piccoli e troppo numerosi pertanto auspica la loro distruzione.
In realtà gli architetti di New York riuscirono a realizzare, almeno in parte, ciò che Le Courbusier non riuscì a materializzare, il quale, in ogni caso, volle mantenere il primato delle sue ideologie e per far ciò doveva distruggere la credibilità di Manhattan. La sua azione in tal senso è duplice: da una parte diffama il grattacielo e dall' altra propone l' anti – grattacielo e l' anti – Manhattan.
Egli considera i grattacieli degli incidenti architettonici paragonandoli alle gambe di una persona che crescono a dismisura.
Egli sostiene che nell' epoca della velocità il grattacielo ha pietrificato la città e ripristinato il pedone.
Per concepire l' anti – grattacielo e l' anti – Manhattan egli si nutre della stessa New York per la creazione dei suoi modelli.
In contrapposizione alla "cultura della congestione", professata dagli architetti operanti a Manhattan, nel suo modello vi aggiunge la giungla nella quale vi cala i suoi grattacieli orizzontali.
In contrapposizione all' essenza del mascherare dei grattacieli new yorkesi, che Rem Koolhaas chiama "lobotomia", egli contrappone la trasparenza dei suoi edifici al fine, a detta sua, di prevenire comportamenti nocivi, la dimensione privata, così, viene annullata.
Il grattacielo cruciforme è costituito da 60 piani, è cristallino (al contrario i grattacieli sono costituiti da materiali più corposi) ed è sopraelevato in maniera tale d' avere un minimo contatto con il suolo che diviene così parzialmente recuperabile (i grattacieli, invece, nell' ottica della "cultura della congestione", hanno un basamento pieno che giunge sino a toccare il suolo). Le due sommità, presenti nelle architetture new yorkesi, sono state amputate. Al piano interrato vi è la metropolitana, attorno agli edifici si estende un vasto parco e le autostrade sono sopraelevate.
Attorno al centro amministrativo costituito da grattacieli cartesiani si stagliano degli edifici più bassi adibiti a residenza.
I criteri dominanti sono l' onestà, l' igiene, l' uguaglianza.
Le Courbusier chiama questo progetto "Ville Radiouse".
La Ville Radiouse può essere concepita come la trasformazione di un elemento in un altro (ovvero di Manhattan nell' anti – Manhattan).
Rem Koolhaas riferendosi a queste due città sostiene che "...sono gemelli siamesi che crescono uniti nonostante gli sforzi per separarli...".
Il Palazzo delle Nazioni Unite a New York: Le Courbusier o gli altri? Wallace Harrison è incaricato alla costruzione del quartier generale delle Nazioni Unite. Gli vengono affiancati altri architetti: Le Courbusier rappresenta la Francia.
La scelta dell' ubicazione delle strutture è proprio Manhattan.
Le Courbusier individua 6 piccoli isolati che verranno donati dai Rockefeller. Questi piccoli isolati hanno la dimensione sufficiente da consentirgli di realizzare i suoi progetti per Manhattan. Ogni giorno la commissione si riunisce per discutere dei progetti. Le Courbusier monopolizza i dibattiti poichè è intenzionato a far affermare la sua idea di "Manhattan Radiouse".
Egli elabora un progetto in cui la stecca degli uffici viene posizionata al centro di una strada. Inserisce poi
un auditorium che blocca una seconda strada. Tutto il resto dell' area viene demolita e al posto degli edifici vi è una sistemazione a verde.
Il progetto di Le Courbusier non viene preso nemmeno in considerazione ed amareggiato se ne torna in Europa.
Harrison in realtà stimava Le Courbusier, ma intuì che il suo progetto inteso come frammento esplosivo di
un' anti – Manhattan sarebbe stato privo di potere detonante.
In realtà l' intervento eseguito da Harrison renderà l' isolato su cui insiste uno come tanti altri presenti a Manhattan.
ANALOGIE
"manhattanismo – le courbusianesimo" e "new yorkesi courbusierani – Le Courbusier".
All' interno della vicenda di Manhattan si possono intravedere delle analogie con le teorie courbuseriane.
Uno dei temi più riccorenti all' interno dell' manhattanismo (ovvero quel movimento sviluppatosi tra '800 e '900 a partire da Coney Island e che ha contribuito alla realizzazione dell' attuale struttura architettonica del centro di Manhattan) è la creazione di una città all' interno della città stessa. Questo concetto può essere ritrovato all' interno dell' Unitè d' habitation.
Starrett nel 1906 aveva ipotizzato la realizzazzione di un edificio alto 100 piani nel quale svolgere differenti funzioni. Ogni 20 piani aveva ipotizzato la creazione di piazze pubbliche che dovevano costituire dei demarcatori funzionali: industria nella parte più bassa, uffici nella parte intermedia, più in su residenza ed infine, negli utlimi piani vi dovevano essere degli hotel. Questa teorizzazzione anticipa l' Unitè d' habitation di Le Courbusier.
Harvey Wiley Corbett, nel 1923, per risolvere il problema della congestione proponeva dei passaggi pedonali sopraelevati e porticati mentre l' intero livello stradale avrebbe dovuto essere lentamente lasciato solo al traffico automobilistico. I passaggi pedonali, all' altezza del secondo piano, venivano ricavati direttamente dagli edifici ed erano collegati a quelli sul lato opposto da un sistema di ponti. L' intento di Corbett era quello di creare una "Venezia modernizzata". Anche Le Courbusier professa, nelle sue teorizzazzioni, la separazione dei flussi automobilistici da quelli pedonali.
Anche Raymond Hood è in qualche modo legato al persiero courbouseriano.
Egli acquista "Vers une architecture" e dopo aver letto questo libro manifesto si convince che la futura Manhattan è una città di torri. All' interno di un isolato vi saranno più torri. Lo spazio attorno alle torri rimarrà libero dalle costruzioni in modo tale che l' edificio si assicuri un adeguato isolamento.
All' esposizione del 1939 tenutasi a Flushing Meadows l' attrazione principale è"Trylon e Perisfera" ideata da Wallace Harrison dove il Trylon rappresenta l' ago e la Perisfera rappresenta la sfera ovvero i due volumi di partenza che, evolvendosi, hanno dato luogo alla formazione del grattacielo.
All' interno di Perisfera Harrison presenta "Democracity". Il modellino è composto da una serie di torri, tutte identiche, alte 100 piani. In queste torri vi si svolgono per lo più attività di tipo amministrativo. Le residenze, costituite da edifici bassi calati in ampie aree verdi, invece, vengono ubicate in città satelliti. "Democracity" rappresenta una rielaborazione delle teorie courbouseriane.
X – city è un modello di città concepita da Harrison nel 1946 che a prima vista costituisce un puro e semplice adattamento della Ville Radiouse di Le Courbusier. Essa è costituita da una serie di torri sull' East River. Il progetto fa un accoppiamento "impossibile" di elementi che un architetto europeo avrebbe mantenuto separati: l' accostamento di due stecche curve che sormontano un auditorium curvo.
Si può affermare, pertanto, che per interposte persone Le Courbusier ha trionfato.