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domenica 17 aprile 2011

Storia dell' abitato di San Canzian d'Isonzo

Prima dell' arrivo dei romani, e la deduzione della colonia di Aquileia nel 181 a.C., l'abitato di San Canzian, probabilmente era costituito da insediamenti sparsi di istri e celti.
I romani si resero conto che la posizione era ottimale per i traffici commerciali poiché da qui passava la via dell'ambra che dalle regioni baltiche attraversava l'Europa orientale e quella centrale.
In epoca romana Aquae Gradatae (questo era l'antico toponimo la cui probabile memoria si riscontra nell'attuale borgo Grodate e che si riferirebbe alla presenza di acqua o comunque di uno scalo commerciale a sua volta rapportabile con i Santi Canziani protettori dalle alluvioni e dagli incendi) era un territorio rurale di pertinenza di Aquileia. La parte rurale era stata centuriata: la centuria non era solo una suddivisione patrimoniale del territorio, ma anche sociale. Infatti i romani avevano pensato che se avessero dato ai soldati che avevano partecipato alla conquista dei nuovi territori, dei latifondi, i popoli autoctoni avrebbero avuto da lavorare e pertanto sarebbero stati grati ai nuovi dominatori.
Il territorio di San Canzian era costituito da ville romane rustiche sparse qua e là. La villa rustica romana era suddivisa in due parti: una parte destinata alla residenza della famiglia e una parte produttiva, pertanto i caratteri architettonici della villa dipendevano dalla produzione che in essa veniva effettuata. Sappiamo, ad esempio, che tra San Canzian e Begliano esistevano delle fornaci poiché i terreni erano particolarmente argillosi (tre fornaci sono state ritrovate anche a San Pier d'Idonzo durante la realizzazione di cantine di alcuni privati) probabilmente in queste zone vi erano anche dei porporai che producevano la porpora.
Verso il Carso le ville erano specializzate nella coltivazione dell'Ulivo, mentre nella zona del Lisert abbiamo attività ittiche.
San Canzian si collegava ad Aquileia attraverso la via Gemina. A quell'epoca le sepolture avvenivano all'esterno dell'urbe, infatti abbiamo evidenza del fatto che tutte le sepolture si susseguivano lungo la via Gemina e più era grande l'appezzamento di una famiglia, più quest'ultima poteva dare mostra di sè. Le famiglie più importanti, inoltre, avevano posizionato le loro tombe vicino all'ingresso della città.
San Canzian d'Isonzo, in epoca romana, doveva essere ben più vivace di come la vediamo oggi ed è proprio la presenza di sepolcreti gentilizi lungo la via Gemina che ci conferma l'importanza di questo abitato.
L'importanza di San Canzian è attestata dalla presenza in età tardoantica di due complessi residenziali importantissimi, di cui uno è stato ricoperto dagli edifici soprastanti e l'altro da una vigna. Il ritrovamento di un corredo di un bambino di alto lignaggio fa pensare che qui vivessero persone illustri. San Canzian è stato citato nell'antichità come "vicus", ovvero un centro abitato secondario gravitante attorno ad Aquileia.
Negli anni '60 il Mirabella Roberti ha effettuato le prime campagne di scavo. Supportato dalle fonti letterarie che attribuivano a questo luogo la passio dei martiri canziani, fu in grado di individuarne le tombe proprio a lato della parrocchiale. Emersero tre scheletri parziali: due uomini e una donna. Le ossa vennero analizzate e la datazione riportava all'incirca al IV sec. d.C.
Ma chi erano i martiri canziani?
Canzio, Canziano e Canzianilla era tre nobili romani che a causa delle persecuzioni di Diocleziano del 303 decisero di riparare ad Aquileia assieme al loro pedagogo Proto, dove li attendeva il vescovo e amico Crisogono.
In queste zone, infatti, fino ad allora, non vi erano state le persecuzioni dei cristiani.
Pare che le persecuzioni fossero state avviate in quanto, a causa della nuova religione, vi erano sempre meno offerte alle divinità (offerte che venivano rilevate dall'impero). Allora, essendoci una diminuizione delle entrate, c'era la necessità di far abiurare soprattutto i nobili affinché continuassero a fare offerte agli dei e quindi a rimpinguare le casse dello Stato. Molti di questi continuavano a praticare il cristianesimo in segreto anche se pubblicamente davano a vedere di essere politeisti.
Una volta giunti ad Aquileia, i tre fratelli, vennero a sapere che Crisogono era stato martirizzato ad Aquae Gradatae, allora decisero di seguire il suo destino e si recarono in questo luogo dove furono sorpresi dall'esercito romano mentre pregavano pubblicamente sul luogo del martirio del vescovo. Venne chiesto loro di abiurare, ma essi si rifiutarono e vennero a loro volta martirizzati.
Oggi le loro reliquie (probabilmente le uniche in Italia ad essere autentiche) si trovano incastonate nell'altare maggiore della Parrocchiale, il cui edificio, del 1593, sorge sui resti prima di una basilica paleocristiana e poi di una chiesa medievale, come attesta la madonnina che si trova sulla facciata.
Il perimetro della basilica paleocristiana, individuato nella piazzetta antistante, misurava 16x32m. Questo edificio ebbe due fasi costruttive: la prima del IV sec., si caratterizza per pavimenti musivi costituiti da forme quadrate ed esagonali, mentre la seconda, del V sec., si caratterizza per mosaici più elaborati.
La chiesa non è mai stata scavata, ma c'è l'idea per il futuro, di scavare l'area esterna alla stessa.
Sempre all'interno della Parrocchiale vi sono i frammenti della lapide ritrovati sopra la tomba dei santi, un meraviglioso trittico del Secante, un artista molto importante del rinascimento e due crocifissi lignei di magnifica fattura.
Presso l'Antiquarium Cantianensis è possibile oggi ammirare una raccolta degli oggetti più importanti rinvenuti negli scavi degli anni '60 tra cui i pavimenti musivi della basilica paleocristiana, alcune iscrizioni (compresa quella che ricorda il martirio di San Proto) e oggetti di vita quotidiana (un'anfora, degli orecchini, dell'intonaco derivante dalla chiesa di San Proto del IV secolo, etc.).
Ma la storia di San Canzian è legata anche ad un manufatto: l'evangelario di San Marco. Questo Evangelario, le cui parti si trovano a Cividale, Vienna e Venezia, venne studiato da un paleografo Udinese che dedusse che questo testo, considerato autografo, si trovasse in un monasterium a San Canzian d'Isonzo. La traduzione della parola Latina "monasterium" risulta vaga se non inserita in un contesto, pertanto non possiamo sapere di che strutture si trattasse. Probabilmente si trattava di edifici destinati all'accoglienza dei pellegrini i quali, dopo una generosa offerta, avevano il diritto di porre una firma vicino a quella di San Marco e di guadagnarsi un posto in paradiso.
Se della San Canzian romana sappiamo poco, di quella di epoca medievale sappiamo ancora meno. Sta di certo che le invasioni dei barbari non hanno provocato devastazioni perchè la Basilica preromana si trovava già sottoterra.
Lungo l'antica via Gemina (oggi via Romana), che passa a pochi metri dalla Parrocchiale, vi ritroviamo la chiesa di San Proto. Su quel sito, a partire dal IV sec. d.C., si sono succeduti ben quattro edifici di culto dedicati al santo.
Per quanto riguarda gli scavi del 2009, questi hanno messo in luce tre scheletri: una ragazzina la cui età è stata stimata tra i dodici e i quattordici anni e la probabile causa di morte è stata la tubercolosi (vi sono dei fori su tutte le ossa), un uomo tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni, dalla muscolatura possente ed infine presumibilmente una neonata di cui però, purtroppo, non è stato possibile capire se fosse morta durante il parto o nelle prime due settimane di vita.
Negli ultimi scavi nel 2010 è stata rinvenuta ancora una tomba che tuttavia è stata messa in luce solo parzialmente.
Poco distante dalla Parrocchiale si trova la "rotonda di Santo Spirito", edificio del XI o XII sec. adibito a battistero.

Fonti:
- visita guidata (16.04.2011) - Alessandra Gargiulo e Desiree Dreos (Società Friulana di Archeologia);
- "Itinerari turistico - archeologici del Friuli Venezia Giulia" - Società Friulana di Archeologia;

1 commento:

cortemiracoli ha detto...

ma che bel! se savevo vignivo anche mi! ciao ciao
Itala

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