Intervista di Devil Davo
Ormai conosco da più di
10 anni Roberta. In questo lasso di tempo, ci siamo visti un sacco di
volte ed abbiamo instaurato un buon rapporto di rispetto ed amicizia.
Se c’è una cosa che
veramente sorprende di lei, è la sua capacità di crearsi
innumerevoli passioni che riesce a portare avanti nel tempo e a
renderle completamente proprie nella sua etica di vita. Infatti,
questi interessi sono il centro della sua giornata che, tralasciando
gli spazi necessari al lavoro e alle faccende quotidiane, si divide
in studio, ricerca, fotografia, green food ed altro ancora.
Quindi, le ho proposto 10
domande, con cui vorrei presentare tutto quello che ruota attorno al
robbie’s world!
Di seguito leggerete e
scoprirete una persona completa e piena di ricchezza, che con il suo
entusiasmo e la sua semplicità è capace di trasferire a tutti noi
un po’ del suo mondo.
1. Iniziamo veloci,
chi sei, da dove vieni, cosa fai?
Mi chiamo Roberta (anche
se mi ritrovo di più nel mio pseudonimo un po' irish “Robbie
McBetty”), sono nata in una piccola cittadina del nord est Italia
chiamata Gorizia una manciata di decenni fa che si trova esattamente
al confine con la Slovenia. Nella parte “seriosa” della mia vita
lavoro come tecnico presso un Ente Pubblico che si occupa di edilizia
sociale, mentre nella mia vita privata do' sfogo alla mia libera
creatività...
2. Partiamo dalle
tue passioni! Un veloce elenco, quali sono? Sono collegate da un
comun denominatore oppure seguono semplicemente le tue ispirazioni?
Penso che al momento la
mia passione più grande sia l'arte e più propriamente la fotografia
per cui sto anche frequentando una scuola, seguita dalla cucina
vegetale e sono inoltre molto interessata a tutto ciò che riguardi
la sostenibilità, l'autoproduzione, il DIY e tutto ciò che è open
source.
Mi sono dedicata per
diversi anni all'archeologia grazie alla quale ho avuto la
possibilità di poter eseguire degli scavi qui in zona e realizzare
una piccola pubblicazione dal titolo “Tra cielo e terra – il
cielo visto dagli antichi”.
Personalmente credo che
ci sia un filo in comune tra tutti i miei interessi e passioni solo
che al momento mi sfugge nella “massa” di disordine creativo che
regna sovrano nella mia mente.
Ogni anno sono solita a
scrivere su un pezzetto di carta tutte le cose che voglio
fare/imparare nell'anno nuovo. Dopo anni spesso mi ricapita di
trovarne alcuni dispersi qua e là e ogni volta mi sorprendo di
quanti propositi sono riuscita a realizzare.
3. In genere
Gorizia è considerata una “città morta”. Tu da Goriziana come
percepisci la città? E i tuoi concittadini come la vedono?
Al contrario di molti
miei concittadini io amo la mia città e mi sento fiera di esserci
nata. Gorizia per me è simbolo di una multiculturalità forse mai
perduta. Un coacervo di tradizioni friulane, austriache e slovene di
cui mi sento figlia.
Gorizia, effettivamente è
una città morente, ma non perchè lo sia per vocazione, ma piuttosto
perchè sempre più viene tagliata fuori dalla politica regionale e
una buona fetta di cittadinanza fa parte del partito del “a Gorizia
non se pol”. Fondamentalmente in questa città non si può fare
nulla, ma l'ascensore (inutilissimo, a mio parere) al castello, oh
sì, quello si può fare. Eccome.
Credo che Gorizia, anche
per posizione geografica, possa dare molto ai suoi cittadini perchè
è una porta aperta sull'Europa, ma le attuali tendenze “mentali”
di alcuni e politiche di altri dovrebbero cambiare, un processo
veramente difficile da invertire.
4. Se avressi
l’incarico di Assessore alla Cultura, cosa proporresti a Gorizia ed
ai Goriziani?
Bella domanda. Innanzi
tutto non sarebbe un ruolo affatto semplice. Cercherei di promuovere
la cultura in tutte le sue varie forme, creando eventi e fiere che
non siano solo rivolti all'enogastronomia (at-tira più un panin con
la salsiccia che 100 libri...), ma che possano essere davvero rivolti
ad un pubblico variegato. Promuoverei le origini medievali della
città, re-istituirei il prematuramente defunto “Festival
Vegetariano”, cercherei di coinvolgere di più la popolazione
giovane ed universitaria, creerei delle partnerships italo-slovene,
cercherei di coordinare meglio i vari eventi durante l'anno in modo
da evitare sovrapposizioni. Insomma di carne al fuoco ce ne è!
5. Come vedi i
collegamenti culturali tra Gorizia e Nova Gorica? C’è unione e
coesione? Se sì da parte di chi e/o cosa (associazioni, facoltà
universitarie).
Secondo me qualcosa si
sta muovendo. Quest'anno, grazie alla scuola d'arte slovena che sto
frequentando, ho partecipato ad un progetto artistico intitolato “Age
of Plenty” (theageofplenty.tumblr.com) dell'artista slovena Eva
Sajovic all'interno della prima edizione del festival urbano e
multimediale “In\visiblecities”, al termine del quale c'è stata
una tavola rotonda italo-slovena alla conclusione della quale si è
creato un collettivo italo-sloveno costituito da più professionalità
che sta incominciando a gettare le basi per creare una connessione
culturale tra le due città. Stiamo lavorando per voi =)
Un'altra realtà
consolidata è la Galerija Tir del centro sociale Mostovna che
organizza annualmente della call per artisti italiani e sloveni.
6. Questi
collegamenti possono essere ulteriormente sviluppati? Se sì, come?
Al momento, cosa blocca i cittadini italiani nel confrontarsi con
quelli sloveni e viceversa? Il fattore lingua è ancora quello
preponderante? E in genere, queste due culture, sono veramente troppo
diverse?
Possiamo fare tantissime
cose assieme. Le nostre stesse perplessità in termini di coesione
culturale (e non solo) sono le stesse dei nostri “vicini di casa”.
La lingua ormai non è più un problema ci si arrangia tra sloveno,
italiano ed inglese. Se le cose, a livello istituzionale, non vengono
fatte sono per fattori di (in)opportunità politica (?). E'
l'ennesima dimostrazione che bisogna armarsi di pazienza, rimboccarsi
le maniche e fare proposte dal basso, insomma: cittadinanza attiva e
volontariato. La storia si ripete.
La cultura goriziana è
per propria vocazione un coacervo di altre tradizioni, quindi direi
che non rappresenta proprio un limite, ma anzi un'opportunità in più
per abbattere le nostre, ormai inutili, barriere mentali.
7. Cosa vuoi
trasmettere con la tua passione in fatto di foto e cultura visiva?
Per quanto riguarda la
fotografia ho finalmente trovato qualche direttrice che mi piacerebbe
approfondire. Tra i maggiori interessi vi è la fotografia
neosurrealista per cui mi ispiro ad artisti locali quali Roberto
Kusterle e ad artisti internazionali come Sarolta Ban e attraverso la
quale cerco di esprimere delle emozioni o dei pensieri che si trovano
nell'angolo più recondito del mio essere. Che poi tutto sommato sono
delle emozioni universali in cui chiunque potrebbe ritrovarsi (v. la
serie fotografica mENTAL bORDERS su robbiemcbetty.tumblr.com).
In secondo luogo sono
interessata alla food photography (alcuni parlerebbero di food porn
in questo caso) che è il giusto connubio tra il mio essere
“fotografa” (non mi piace definirmi tale) e amante della cultura
veg. Sono inoltre interessata alle immagini di reportage.
Nei prossimi anni vorrei
inoltre dedicarmi a qualcosa di più concreto come la fotografia di
matrimoni e la ritrattistica.
8. Essere
vegetariani / vegani: molte persone lo fanno per un’apertura
mentale oppure perché sta diventando, nel suo piccolo, un sintomo di
moda (un esempio, nella sottocultura della musica hardcore, una
quindicina di anni fa l’essere vegetariano era un’attinenza cool,
quindi di moda).
Entrambi, ma devo essere
sincera che tutte le persone veg che conosco (veramente poche) lo
sono prevalentemente per motivi etici. Non sono una grande
frequentatrice di ambienti vegetariani/vegani seguo, invece, molto le
tematiche inerenti via web.
9. Oltre al
rispetto per la vita animale, quali sono i motivi per cui tu sei
diventata vegetariana / vegana?
Ho iniziato ad
interessarmi alla cultura vegetariana inizialmente per motivi
salutistici. Ho provato i benefici di una dieta, nel mio caso,
prevalentemente ovo-vegetariana (in pratica no latticini e sì a
qualche ovetto da allevamento rigorosamente estensivo e a terra ogni
tanto) ottenendo risultati in termini di regressione completa di una
dermatite, acquisizione di maggiore vigore e riacquisizione del mio
peso forma =)
...Con il tempo, poi,
questa scelta, si è anche spostata anche sul piano etico, visto che
da sempre amo gli animali (ho quattro gatti e una cagnolina
coadottata con il mio compagno).
Molti considerano questa
mia scelta estrema e al contempo un sacrificio.
Non sono mai stata
un'amante della carne, per cui toglierla per me non è stato
assolutamente un sacrificio né un problema anche perchè il processo
è avvenuto in maniera progressiva. E' stata più dura con i
latticini per cui avevo sviluppato una forma di dipendenza da
caseomorfina che ho “vinto” con l'aiuto di una nutrizionista
specializzata in nutrizione vegetariana. Eliminando i latticini ho
eliminato una grossa fetta di problemi che mi affliggevano da anni.
In questi ultimi anni,
anche a causa di problemi di salute in famiglia, ho approfondito
molto le tematiche della scienza vegetariana e vegana, approdando
alla convizione che siano delle diete adatte all'apparato
gastrointestinale dell'uomo, anche se ritengo che la sua vera dieta
sia quella che si basa sul raw food...C'è da farsi delle domande se
siamo l'unica specie che cuoce i propri cibi e che si nutre di latte
destinato ai cuccioli di altri animali...
Eh sì...la dieta veg*ana
è estremamente salutare =)
10. I tuoi futuri
progetti quali sono?
Prima cosa: ultimare gli
studi, successivamente proseguire i miei progetti fotografici e
sviluppare idee per la mia città affinchè possa finalmente
rifiorire =)